9 dicembre 2025 –
Nei primi mesi di vita ci piace immaginare i vestitini dei neonati come un abbraccio morbido e protettivo: colori pastello, tessuti che profumano di pulito, materiali pensati per coccolare una pelle ancora così delicata. Ma un nuovo studio spagnolo solleva un dubbio importante: siamo davvero certi che i capi per i più piccoli siano così innocui?
Analizzando 43 indumenti destinati ai neonati, i ricercatori hanno identificato oltre 300 sostanze chimiche, alcune delle quali ancora presenti anche dopo un primo lavaggio. La scoperta apre una riflessione necessaria: cosa tocca ogni giorno la pelle dei nostri bambini e quanto sappiamo davvero sulla sicurezza dei tessuti?
Tessuti per neonati: trovate 303 sostanze chimiche in 43 capi
Lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Research è stato condotto su body, tutine e copertine raccolti in case, asili e negozi a Granada, in Spagna. Le analisi hanno rivelato residui di pesticidi, fragranze sintetiche, plastificanti come ftalati e bisfenoli, ritardanti di fiamma, biocidi, filtri solari, ma anche qualcosa di ancora più inaspettato: molecole di farmaci, tra cui antidepressivi (come la venlafaxina), ormoni e perfino tracce di oppioidi.
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Molte di queste sostanze sono note per essere interferenti endocrini o composti che possono alterare lo sviluppo nei primi anni di vita. Ancora più sorprendente è che un normale lavaggio in acqua non basta a rimuoverle completamente, segno che entrambe le fasi di produzione e distribuzione possono essere coinvolte nella contaminazione.
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Perché la pelle dei neonati è più vulnerabile
La cute dei bambini è molto più sottile e permeabile rispetto a quella degli adulti. Inoltre, i neonati trascorrono ore completamente avvolti nei tessuti, li manipolano con le mani e li portano alla bocca.
A differenza dell’ingestione, l’esposizione cutanea è più insidiosa: le sostanze assorbite attraverso la pelle non passano dal fegato, che normalmente agisce come filtro. Questo può renderle biologicamente più attive.
Interferenti endocrini e contaminanti come PFAS, ftalati e muschi sintetici sono stati associati a disturbi dello sviluppo, problemi di fertilità e alterazioni ormonali, anche a basse dosi.
Normative ancora insufficienti: cosa manca?
Sia negli Stati Uniti che in Europa esistono regolamentazioni per la sicurezza dei prodotti tessili, ma lo studio evidenzia che non sono abbastanza specifiche né complete.
- Negli USA le norme si concentrano soprattutto su infiammabilità e sulla presenza di piombo.
- In Europa alcuni composti sono regolati, ma molte sostanze pericolose non rientrano nelle norme dedicate ai tessili per bambini.
Secondo i ricercatori, manca soprattutto un’indicazione chiara su quanto le sostanze possono migrare dal tessuto alla pelle, un parametro fondamentale per valutare il rischio reale.
Gli studiosi propongono inoltre:
- Etichette più trasparenti con indicazione dei trattamenti utilizzati, proprio come avviene per cosmetici e alimenti.
- Liste positive di sostanze ammesse nella filiera tessile.
- Controlli più severi sui prodotti importati da Paesi con standard meno rigorosi.
Cosa possono fare i genitori, concretamente?
In attesa che la normativa diventi più chiara e protettiva, ci sono alcune precauzioni efficaci e semplici che ogni famiglia può adottare.
- Lavare sempre i capi nuovi : Meglio effettuare uno o due lavaggi prima di far indossare gli indumenti al bambino. Aiuta a ridurre parte dei residui di produzione.
- Scegliere tessuti naturali e certificati : cotone biologico, lino e lana non trattata riducono l’esposizione a sostanze chimiche aggressive. Le certificazioni più diffuse (es. GOTS, OEKO-TEX) garantiscono test specifici sui contaminanti.
- Acquistare da marchi trasparenti e affidabili: molti brand oggi specificano l’assenza di PFAS, ftalati e altri composti problematici. Un’etichetta chiara è un buon segno.
- Diffidare dei capi “miracolosi”: indumenti antimacchia, antistatici o con proprietà antibatteriche spesso implicano l’uso di trattamenti chimici complessi e poco necessari per i neonati.
- Dare preferenza a colori chiari e non troppo saturi: in generale, i tessuti molto colorati o con stampe complesse possono richiedere più tinture e trattamenti.
Proteggere i bambini è possibile: serve informazione e più trasparenza
Questo studio non deve creare panico, ma consapevolezza. I genitori oggi cercano sicurezza e chiarezza: conoscere ciò che sfiora ogni giorno la pelle dei neonati è un diritto.
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Il messaggio dei ricercatori è chiaro: servono regole più rigorose e un’etichettatura trasparente, ma anche le famiglie possono fare la loro parte con scelte informate e qualche accortezza. In fondo, la pelle dei bambini è il loro primo confine col mondo: proteggerla significa proteggerli mentre crescono.



