Gravidanza sì, ma con stile: il mio

Forse il titolo del post è al quanto pretenzioso, ma cercherò in breve di spiegarvi cosa intendo. Naturalmente non esistono regole universali per gestire una gravidanza nel migliore dei modi, ma sicuramente ogni donna è diversa dall’altra e la affronterà, pertanto, secondo il proprio personalissimo stile. Ecco cosa cercherò di raccontarvi oggi: come intendo vivere i miei nove mesi di gestazione in modo tale da essere coerente con il mio modo abituale di comportarmi e di agire. Le parole d’ordine, in altri termini, saranno sobrietà, buon gusto e riservatezza!

1 – Vietato sbandierare ai quattro venti il proprio stato interessante

La gravidanza è un evento del tutto naturale e, allo stesso tempo, è un momento intimo che riguarda esclusivamente la coppia. Soprattutto nei primi tempi è opportuno preservare la notizia da fastidiose ingerenze esterne (per me 4 mesi sono ancora i primi tempi). Se vinceste un biglietto della lotteria, del resto, invece di immaginare come spendere quei soldi sognando luoghi incantati e viaggi intorno al mondo, il vostro primo pensiero sarebbe forse quello di mettere i manifesti in città?

2 – Non mortificare la propria femminilità

Le scarpe basse comodesonocomode, ma mio Dio quanto sono tristi, sciatte e poco femminili. Fino a quando resisto non scenderò dai miei trampoli, né rinuncerò a un make up che occulti i segni della stanchezza e dello stress. A mio avviso diventare madri non costituisce uno spartiacque tra cura della persona e sciatteria totale nei confronti di se stesse.

3 – Non infiocchettare la gravidanza con ninnoli e oggettini di dubbio gusto

Comprare ninnoli e oggettini evocativi della gravidanza per “decorare” l’abitacolo dell’automobile o del salotto di casa è tanto di cattivo gusto, quanto chiedere a un proprio invitato di portarsi il cibo da casa in occasione di una cena. Le cose inutili, pacchiane e sciroppose poco si addicono a un evento delicato, sublime e sacro come la gravidanza.

4 – Non usare nomignoli per riferirsi alla creatura

Per rispetto del miracolo che porto in grembo, non affibbierò mai al mio piccolo nomi come “fagiolino”, “pulcino”, “semino”, ecc. Non sarebbe un inizio decoroso per il bambino e, diciamocelo, neanche per me.

5 – Non abbandonare le amiche di sempre

Sbagliatissimo rinunciare alla compagnia gradevole e festosa delle amiche di sempre, ancora single o comunque senza figli. Il fatto di portare in grembo un bambino non significa che le nostre affinità si siano dileguate o che siano confluite per magia in una donna qualsiasi incontrata a un qualche corso preparto.

7 – Non partecipare a un corso preparto

Su questo punto ho avuto un piccolo ripensamento: potrei anche prendere parte a un corso di preparazione per il parto, purché io sia l’unica partecipante. Non sopporterei di ascoltare le lamentele, i consigli o i problemi di altre donne in gravidanza. Questa lezione l’ho imparata durante il periodo universitario: i primi tempi, quando ero ancora inesperta, chiedevo consigli per gli esami, mi informavo sul modus operandi dei professori e mi “fidavo” dell’esperienza di chi già ci era passato. Niente di più sbagliato! Finisci con l’arrivare in sede di esame terrorizzato e insicuro, anche se in realtà non ce ne sarebbe stato affatto motivo. Dopo i primi successi ho imparato che è meglio non basarsi sull’esperienza altrui, perché ogni individuo è a sé stante come, del resto, lo è anche ogni percorso di vita.

8 – Non vivere la gravidanza come fosse una patologia

Tra le preziose parole che mi ha detto il mio ginecologo è che bene convincersi del fatto che la gravidanza non sia un patologia, ma una semplice condizione fisiologica.

10– Non partecipare ai gruppi whatsapp tematici

Non lasciarsi convincere dalle colleghe di acqua gym o da altre future mamme a essere inclusa in un gruppo whatsapp a tema. Oltre al problema irritante delle continue notifiche, infatti, si correrebbe il rischio di venire subissate da cretinate del tipo: “Avete tutte voluto sapere il sesso?”; “quando si cominciano a fare gli acquisti per il corredino?”; “chi vi ha regalato il chiama angeli?”, ecc. Mi fermo qui che è meglio.

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