Nessuna tappa obbligata, ogni bambino è differente!

Una delle cose che assilla maggiormente le mamme, soprattutto le mamme al primo figlio, sono i piccoli obbiettivi che il bimbo deve raggiungere. Un esempio? Quanto spesso controllate le curve della crescita una volta che il bimbo è nato? Ma a pensarci bene non esiste nessuna tappa obbligata, le ansie da misurazione di figli non hanno ragione di esistere, perché ogni passo del nostro bambino dovrebbe avere una scadenza, ovvero avvenire entro una determinata data, decisa da chi poi? Dalle percentuali? Da quelle che sono state le nostre tappe?

Ma poi quali sono questi obiettivi? Deve lallare a 5-6 mesi, mangiare dal cucchiaino a 6 mesi, gattonare a 8, camminare tra i 12 e i 15 mesi che se no chissà cosa accade, non impara più, a due anni deve fare già cacca e pipì nel vasino, a due anni e mezzo-tre deve avere un vocabolario di tot parole e saper fare tot cose. Ma insomma, abbiamo partorito un bambino, con le sue tempistiche o un robottino da programmare secondo quel che ci dice mamma o la suocera o la cognata o il pediatra? Quando riusciremo a capire che le tappe sono indicative e che quindi ogni bambino dovrebbe poterle raggiungere nel momento in cui è pronto?

Ci sono alcuni bambini che a sei mesi (il tempo minimo indicato dall’OMS per l’allattamento esclusivo del neonato) riescono a stare seduti e iniziano a interessarsi a quello che mamma e papà portano in tavola, altri che non ci pensano neanche a voler assaggiare nulla nemmeno a 8 mesi. Ebbene, entrambe le circostanze sono valide. In assenza di patologie, parlare anche a due anni compiuti è perfettamente normale, semplicemente ci sono dei bambini che iniziano prima e altri che iniziano dopo i due anni, ma che recuperano velocemente e padroneggiano un vocabolario alla pari di chi ha iniziato a parlare prima.

E poi c’è la nota dolente del pannolino. Questo doverlo levare prima possibile (c’è chi sostiene che non va usato per nulla: EC, elimination communication), sembra sancisca il grado di intelligenza del nostro bambino ma, soprattutto, la nostra capacità di brava madre. Si perché se a un anno, massimo un anno e mezzo ancora non hai levato il pannolino, cara mamma, la colpa è tua. Non hai polso, non ti sai far rispettare (da un bambino di 15 mesi, come se potesse sapere cosa sia il rispetto), non sei costante e non hai la pazienza di sedere tutte le mattine il bambino sul water o sul vasino affinché si abitui a farla li.

Ma se lo lasciassimo in pace questo bambino? Perché non provare se da solo riuscirà a levare il panno prima di iscriversi al Master in ingegneria aerospaziale? In effetti, quello che consigliano i pediatri più moderni è proprio di lasciare che il bambino acquisisca il controllo degli sfinteri e che se una volta tolto il panno dovesse bagnare dopo i 4-5 anni il letto nelle ore notturne, potrebbe trattarsi di enuresi, un piccolo disturbo che può essere eliminato senza alcun trauma.

Insomma, lasciamo che i nostri figli arrivino alle tappe o agli obiettivi, se preferite, seguendo i loro tempi, limitiamoci a osservarli senza pressioni, saranno dei bambini più sicuri e felici.

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