Oggi mio figlio ha detto una brutta parola. E in teoria io avrei avuto mille cose da dire, ma sono rimasta a bocca aperta. Un dolore al petto incredibile, una lama. Sono esagerata? Non credo. E’ come quando lavori per mesi e mesi su qualcosa che poi d’un tratto sfuma per niente. Gli ho dato un piccolo ceffone ed ho aggiunto che deve vergognarsi. Lui si è vergognato davvero. Ma si era mortificato anche l’ultima volta, la prima, che l’ha detta. Stessa storia, stessa prassi.

Ora sono qui, a scrivere per voi, mille pensieri che non mi fanno chiudere occhio, stanotte. Da chi l’ha sentita? Forse da me?! Probabile, anche se non è mia abitudine usare certi termini. Ma non riesco a pensare ad altro che questo, cerco di ricordare se ho mai usato questo termine in sua presenza . Voi direte che i figli imparano dai genitori, lo direi anch’io. Quindi questa è una lettera di “Mea Culpa”, per lui.

Scusami figlio mio, per quel ceffone che ti ho dato. Scusami, se te ne darò altri se la dirai e so già che la dirai ancora. Scusami se io l’ho detta, non avrei dovuto farlo. Scusami se sono stata una sprovveduta, se sono stata incosciente nel dirla di fronte a te. Scusami se ti ho sottovalutato, se ho pensato che in fondo hai imparato adesso a parlare bene e inconsciamente forse ho pure pensato che non avresti immagazzinato questo termine. Scusami se ti ho fatto vergognare, sei una bambino meraviglioso. Non dovresti vergognarti di nulla, sei piccolo e pieno di desiderio di conoscere. Sei la persona più pura, innocente, solare, affettuosa e intelligente che conosca. E conto proprio sulla sua intelligenza e sul tuo giudizio affinché tu dimentichi quella parola. Preferirei in realtà che tu la ricordassi come una parola da non dire per nessunissima ragione, ma forse chiederei troppo ad una creatura di soli 3 anni.

Avevo promesso che non avrei mai scritto  una “lettera” indirizzata a te adesso che non puoi nemmeno leggerle. Avevo giurato che qualsiasi cosa avrei avuto da dirti te l’avrei detta. Adesso tu dormi e col sonno starai dimenticando quello che è accaduto oggi e le conseguenze che sono scaturite dal tuo gesto. Ma sappi che è compito mio insegnarti il giusto linguaggio e i giusti comportamenti da assumere. Ti farò sempre gli stessi accorgimenti fino allo sfinimento se necessario, te li sussurrerò all’orecchio come piace a te, quando presti più attenzione. E ti prometto che riparerò ai miei sbagli, non sono nata madre ma è bellissimo imparare ad esserlo con te.

Voglio che tu sia il frutto di tante spiegazioni e tanti perché. Voglio che tu sia consapevole di ciò che dici e di ciò che fai. Voglio che tu sia educato e rispettoso. Voglio guardarti tra vent’anni e pensare: “Ho pianto per i tuoi cattivi comportamenti, cercando di non perdere mai troppo la pazienza. Ho dato la colpa a me stessa, a te e persino al mondo intero per tutto ciò che di sbagliato hai fatto o detto, ma ne è valsa la pena perché adesso sei una persona consapevole e sicura di te“.

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