Un giorno forse, da grande, capirai…

Guardo mio figlio in spiaggia. Gioca felice, prende il secchiello per fare i castelli di sabbia e si avvia verso il mare, per riempirlo. Dei bambini a riva sono intenti a fare un fosso, lui si avvicina e si unisce al gruppo, a loro basta guardarsi, senza presentarsi. Hanno un obiettivo comune, loro: fare una fossa grande e profonda quanto basta per trovare l’acqua.

Un pensiero mi balena subito nella mente: lui è fortunato, altri bambini no. Lo caccio via, prima che immagini drammatiche prendano il sopravvento nella mia mente. E’ facile non pensarci quando certe tragedie non ti riguardano in prima persona. Però io non lo capisco, giuro non lo capisco, perché ci siano certe differenze. Bambini che giocano, altri no, bambini coccolati dall’amore dei propri genitori, altri che i genitori nemmeno ce li hanno.

Proprio qualche giorno fa, per la millesima volta nell’ultimo anno, nel piccolo porto del mio paese c’è stato un sbarco di clandestini. Nulla di strano, ormai di questi tempi è un evento che non fa più notizia. E invece questa volta la notizia c’è stata. Perché durante la traversata è morta una donna. Non una qualsiasi, una madre, come me, come te, come voi, di una bimbetta di soli 9 mesi. Che adesso è da sola, in una cittadina sconosciuta, in un convento di suore sconosciute in attesa che venga adottata da una famiglia sconosciuta. Se mai accadrà.

Voi mi direte che sì, la storia è abbastanza tragica, ma non è né la prima né l’ultima accaduta. Ma a me si gela il cuore al sol pensiero che questa bambina ha perso la madre in questo crudele modo. Perché se la madre si è azzardata a fare questo viaggio della speranza che porta più disastri che altro, evidentemente sperava per sé e per sua figlia un futuro migliore di quello che il suo paese di origine le prospetta. Un futuro fatto di fame e nessuna infanzia.

Ma perché tutti i bambini del mondo non possono avere lo stesso puro piacere di divertirsi, sorridere, giocare e sorridere di nuovo? Perché ci sono queste estreme situazioni di fame in alcune parti del mondo e di guerra in altre? Perché povere creature devono rimetterci più di chi queste sofferenze le crea?

Eccolo lì, il mio bambino che gioca al mare… lo stesso mare che ha strappato molte vite, anche quella della mamma di quella povera bambina e di chissà quante altre madri e padri e figli. E’ innocente lui, ignaro di quello che nel mondo accade, per lui il mare è solo sole, sabbia, acqua e pasticci. Per un attimo penso che lui dovrebbe sapere, per apprezzare di più la vita e le cose semplici. Un giorno forse da grande capirà tutto… fino a quel giorno però pregherò affinché tutto finisca. Metto le cuffie. Canta Whitney Houston.

Credo che i bambini siano il nostro futuro, educhiamoli bene e lasciamogli guidare la loro strada, mostriamogli tutte le bellezze che hanno dentro, diamogli un senso dell’onore che renda tutto più facile, lasciamo che le risate dei bambini ci ricordino come eravamo…

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