La nanna del neonato: sonno-veglia

Ogni neo genitore è consapevole che, almeno per il primo anno di vita del proprio bambino, passerà molte notti in bianco.
Questo perché nella maggior parte dei casi il neonato regola il ciclo sonno-veglia in base alle proprie esigenze fisiologiche: dormirà se sarà stanco e si sveglierà se avrà fame tanto di giorno quanto di notte.
Durante i primi mesi di vita è importante che i genitori si adattino alla situazione assecondando i ritmi del bambino e facendo attenzione a metterlo nella culla al primo segno di sonnolenza: proprio durante il sonno l’ipofisi lavora a pieno regime rilasciando somatotropina o ormone della crescita fondamentale per lo sviluppo.

All’inizio della sua vita il neonato dorme circa sedici ore al giorno distribuite in più sonnellini. Si tratta tuttavia di statistiche generali: ogni bambino è diverso e riposerà seguendo ritmi differenti. Questo vuol dire che non è un problema se la nanna dura tutta la notte senza interruzioni anche nel primo periodo di vita. Già dopo quattro mesi il bambino si sincronizzerà gradualmente all’alternanza giorno notte, le ore di sonno diminuiranno e saranno sempre più concentrate negli orari notturni.
Il processo però non è autonomo: la mamma dovrà usare alcuni accorgimenti che aiuteranno il piccolo. Quali?

Innanzitutto il trauma più grande di un neonato è stato passare dal tranquillo grembo materno al caotico mondo esterno. Ricreare una simile calma e serenità nell’ambiente casalingo concilia il sonno: di notte chiudete le imposte e garantite il silenzio.
Di giorno, invece, lasciate entrare un po’ di luce dalle finestre e non preoccupatevi dei minimi rumori che il bambino potrebbe sentire: il contrasto tra le due situazioni (notte silenziosa e giorno più movimentato) lo aiuteranno a distinguere inconsciamente le due fasi e, di conseguenza, ad associare la veglia alla luce e la nanna al buio.
Altra buona pratica è compiere dei rituali di preparazione alla nanna: ad esempio si può fare il bagnetto, cambiare il pannolino, mettere il pigiama e cantare una ninna nanna per far capire che è arrivata l’ora di dormire.
Non ripetete il rituale identico per i pisolini pomeridiani perché il neonato è abitudinario e per adattarsi, capire e distinguere sonno notturno e sonnellino ha bisogno di punti di riferimento. Aiuta, a tal proposito, cercare di rispettare determinati orari non solo nella nanna ma anche per la poppata.

Questo è il come. Ma dove è meglio far dormire il piccolo? La culla, posizionata nella camera dei genitori, è il posto migliore: la vicinanza fisica con la madre, soprattutto nel primo periodo dopo la nascita, è fondamentale per il bimbo perché si sente protetto e al sicuro; inoltre è più facile controllarlo e rimediare ai pianti improvvisi.
Il giaciglio non deve essere troppo grande in quanto il piccolo tende involontariamente nel sonno a cercare un appiglio a cui appoggiarsi, quindi cercherà di raggiungere i bordi. Per quanto riguarda la posizione assicuratevi semplicemente che non stia a faccia in giù. È preferibile evitare di farlo addormentare nel lettone tra le braccia della mamma sia per non rischiare di colpire il neonato sia perché è necessario abituarlo a prendere sonno da solo: il bambino vuole trovare al suo risveglio lo stesso ambiente confortevole con cui si è addormentato e se quest’ultimo corrisponde ad un abbraccio materno puntualmente piangerà al suo risveglio, peggiorando la qualità del sonno.

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