Schreibaby: bimbi dal pianto inconsolabile

In una società che richiede la perfezione assoluta in ogni campo, maternità compresa, non è infrequente che le mamme, lasciate sole nel difficile compito dell’accudimento dei figli, vengano colpite da grande stress, che incide poi negativamente anche sul rapporto con il bambino e sulla sua serenità.

Specialmente nei paesi industrializzati, dove si è sempre di corsa, negli ultimi decenni si è sviluppato un fenomeno piuttosto particolare, quello dello “Schreibaby”, cioè il bambino dal pianto inconsolabile.

Cos’è uno “Schreibaby”?

Con il termine di Schreibaby si indicano quei neonati che piangono in maniera inconsolabile senza una ragione apparente. Se il bambino è sano e non ha problemi di salute, è considerato uno Schreibaby se piange in maniera continua per almeno tre ore al giorno, per almeno tre giorni e per un periodo di tempo superiore alle tre settimane.

Il pianto inconsolabile di questi neonati è la manifestazione di un disagio emotivo che trova una valvola di sfogo nel pianto, disagio provocato da fattori di stress che condizionano la mamma, o il bimbo stesso, in gravidanza, o immediatamente dopo la nascita del bambino.

Il fatto di non riuscire a risolvere il problema, può acuire, attraverso il senso di colpa, lo stress della mamma, creando così un circolo vizioso da cui è difficile uscire e che, se non risolto in tempo, può arrivare a peggiorare.

Dalla Germania, una soluzione al problema

Maria Safro e Paula Diederichs sono responsabili del centro Schreibabyambulanz, Nachbarschafts – un Selbsthilfezentrum di Berlino e offrono alcuni consigli su come affrontare il problema dello Schreibaby. Il primo è quello di rivolgersi a uno specialista che, esclusi i problemi di salute, aiuti i genitori ad individuare i fattori di stress che determinano l’inquietudine del bambino.

Una volta fatto questo, è opportuno cercare di ridurli, uno per uno, facendosi aiutare anche da amici e parenti e, soprattutto, evitando che si arrivi ad episodi di violenza sul piccolo. Non appena lo stress diminuisce, infatti, per mamma e papà è più semplice reagire in maniera positiva al pianto del bambino. Il centro offre poi anche sedute di terapia per aiutare il bambino a superare la memoria dell’evento traumatico.

La cosa importante è chiedere aiuto non appena si presenta il problema, così da poter vivere la maternità con maggiore serenità e potersi davvero godere i primi mesi di vita del bambino: un periodo speciale sia per lui che per la mamma.

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