La Sindrome del bambino scosso: di cosa si tratta e come evitarla?

Si tratta non propriamente di una patologia quanto di una serie di sintomi che spesso vengono sottovalutati e di cui non si parla abbastanza: la SBS (“Shaken Baby Syndrome“), o anche Sindrome del bambino scosso, è difficile da diagnosticare e ha gravi conseguenze per i più piccoli.

Ecco di cosa si tratta, quali sono i fattori scatenanti e i consigli per evitarla.

Cos’è la Sindrome del bambino scosso

I medici la definiscono come Trauma Cranico-Abusivo (AHT), ma i genitori la conoscono come Sindrome del bambino scosso, anche se ancora oggi sono pochi a sapere tutto il necessario, tanto che “Terres des Hommes” (una rete di organizzazioni che tutela i minori) ha lanciato una campagna per prevenirla.

Immaginate di essere sole a casa. Immaginate di essere un po’ giù d’umore, non necessariamente depresse, ma un pochino malinconiche. Immaginate di avere la casa sottosopra e magari anche altri bimbi che urlano e corrono per casa mentre il vostro neonato piange da parecchi minuti senza sosta, quasi fino a diventare cianotico, e voi non riuscite né cullandolo né altrimenti a calmarlo.

Ecco, a questo punto molte di voi potrebbero essere tentate di fare un gesto in apparenza semplice, innocuo: afferrare il piccolo per le braccia e scuoterlo. In realtà accade molto spesso e quasi mai viene fatto con l’intento di nuocere al neonato.

La sindrome ha una diagnosi difficile dato che è la conseguenza dei comportamenti messi in atto soprattutto tra le mura domestiche: questi avvengono nei primi due anni di vita e consistono in scuotimenti violenti che inficiano i muscoli cervicali in fase di consolidamento, causando ecchimosi, lesioni ai tessuti con rottura dei vasi cerebrali e, nei casi più gravi, anche convulsioni.

I sintomi e i “fattori di rischio”

La SBS rappresenta un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi dato che molti neogenitori non sono nemmeno a conoscenza della sua esistenza.

I sintomi che aiutano a riconoscerla sono l’inappetenza del bambino e le difficoltà nella deglutizione, ma anche vomito e disturbi respiratori: tutti segnali che non si riescono ad attribuire agli scuotimenti e che si tende a ricondurre ad altre patologie.

Dunque tra i fattori scatenanti c’è uno scuotimento inappropriato e a volte inconsapevole, messo in atto non solo dai genitori, ma anche da baby-sitter e maestre del nido; per quanto riguarda i “fattori di rischio”, la SBS ha maggiore probabilità di svilupparsi nei neonati con genitori dal basso livello di istruzione, in contesti famigliari disagiati o dove si verificano episodi di violenza, ma nella maggior parte dei casi si tratta di mamme e papà semplicemente inconsapevoli di rispondere in maniera errata al pianto inconsolabile del loro bambino.

Inoltre, il periodo in cui la sindrome ha la sua maggiore incidenza è tra le prime due settimane e i sei mesi di vita, quando tessuti e struttura ossea della testa sono fragili e più soggetti a traumi.

Le conseguenze della SBS

Le conseguenze di continui episodi di scuotimenti (prolungati per diversi secondi) si manifestano con disturbi neuropsicologici anche nei primi mesi di vita.

Tra questi vanno menzionate le disabilità fisiche e sensoriali, fino ai casi più gravi di epilessia, paralisi cerebrali e ritardi a livello mentale e motorio: sul lungo termine si notano disturbi del linguaggio, della memoria e a livello comportamentale, ma (si parla del 25% dei casi) la SBS può portare anche al coma e alla morte.

Le lesioni più frequenti causate dallo scuotimento del neonato vanno a carico dell’apparato scheletrico, viscerale e si annoverano anche emorragie retiniche oltre, ovviamente, alle lesioni cutanee.

Secondo quanto riferiscono gli specialisti del Gaslini di Genova, che hanno discusso proprio di quest’argomento durante il Convegno nazionale della Soroptimist International, ci sarebbe una percentuale di rischio di una disabilità permanente in seguito allo scuotimento del 50%. Nel 30% dei casi, invece, il neonato muore. Dati drammatici che fanno rabbrividire, che purtroppo non sono solo cifre prive di significato, ma che corrispondono a casi realmente accaduti.

La prevenzione come arma

Purtroppo nel nostro Paese ancora molto è da fare sulla prevenzione di questa sindrome: mancano in primis dei dati di riferimento, poiché le denunce non vengono fatte o perché le eventuali morti vengono attribuite ad altre cause. Ma manca soprattutto l’informazione su questo tipo di sindrome da scuotimento, conosciuta come Shaken Baby Syndrome.

Proprio per queste ragioni è fondamentale la prevenzione e soprattutto l’educazione dei genitori: il neonato piange perché non ha altro modo per comunicare, dunque è inutile scuoterlo per calmarlo dato che si ottiene l’effetto contrario.

Come spiegano i pediatri, è meglio provare con delle coccole, facendogli fare un bagnetto o rilassarlo parlandogli e cantando; ovviamente, nei casi in cui il pianto diventa insostenibile e se si hanno dei dubbi, è meglio chiedere aiuto a un medico.

Per informare sulla sindrome da scuotimento, Terre des Hommes ha avviato una campagna di prevenzione mediante la quale, appunto, vengono divulgate preziose informazioni.

Il 7 aprile, l’organizzazione sarà presente in più di 25 città italiane, offrendo punti informativi dedicati alla Shaken Baby Syndrome e alle strategie per prevenirne l’occorrenza. Questa sarà l’occasione per portare nelle piazze italiane, per la prima volta, la campagna “Nonscuoterlo!“.

La campagna, lanciata da Terre des Hommes nel 2017, si estende oltre le mura ospedaliere per raggiungere genitori e caregivers di bambini fino a 2 anni di età, attraverso una varietà di strumenti informativi quali spot, leaflet multilingue, video esplicativi, tutorial, webinar e il podcast “Non farmi male” di Roberta Lippi, con l’obiettivo di prevenire situazioni di rischio. Tutti i materiali sono disponibili sul sito www.nonscuoterlo.it.

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