Rifiuto del seno (sciopero del poppante): di cosa si tratta?

Avete mai sentito parlare dello sciopero del poppante? Con questa espressione ci si riferisce a un bebè che, improvvisamente, rifiuta il seno materno. Scopriamo insieme a cosa è dovuto questo atteggiamento e come è possibile porvi rimedio.

Sciopero del poppante: cosa sta accadendo?

Se il bimbo rifiuta il seno senza un apparente motivo, è molto probabile che la madre si faccia prendere dal panico, pensando che il suo latte non sia più sufficiente o che risulti sgradevole al figlio. La conseguenza è uno stato ansioso che nuoce al bambino e/o uno svezzamento precoce e non auspicabile. Nella maggior parte dei casi è necessario attendere 3 o 4 giorni affinché tutto ritorni alla normalità.

Lo sciopero del poppante, ovvero il rifiuto del seno materno, in realtà, può essere indice di un malessere passeggero o di un piccolo disturbo che il bambino tenta di comunicare alla madre sospendendo temporaneamente la suzione. La risposta migliore è il contatto pelle a pelle con il piccolo e il conforto delle coccole. Al contrario non è consigliabile accelerare lo svezzamento del piccolo, soprattutto se i tempi non sono ancora maturi per introdurre nuovi alimenti.

Sciopero del poppante: tiralatte per evitare ingorghi mammari

Se il bimbo non si attacca al seno per qualche giorno è importante utilizzare il tiralatte per evitare che si formino ingorghi e, nel contempo, per continuare a stimolare la produzione di latte. In questo modo sarà anche possibile continuare a nutrire regolarmente il piccolo con il latte materno, utilizzando un contagocce, un cucchiaino o una siringa senza ago.

Se invece il bimbo è più grandicello, il latte può anche essere offerto in una tazza. Da evitare, invece, il biberon, che, potrebbe creare confusione nel piccolo e rendere più difficoltosa la ripresa del normale allattamento al seno.

Se il problema non si risolve nel giro di pochi giorni, è necessario rivolgersi al proprio pediatra di fiducia.

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