Paracetamolo in gravidanza: rischio di iperattività e deficit di attenzione nei bambini

Attualmente, il paracetamolo è riconosciuto come l’unico antidolorifico ritenuto sicuro per l’assunzione in qualsiasi fase della gravidanza. Tuttavia, ricerche più recenti suggeriscono che un’esposizione prenatale elevata potrebbe essere associata a problemi di ADHD.

Un recente studio scientifico ha riportato l’attenzione sull’abuso di paracetamolo durante la gestazione. È stata messa in correlazione l’assunzione eccessiva di questo farmaco con il rischio che i bambini sviluppino deficit dell’attenzione e iperattività.

Abuso di paracetamolo e iperattività nei bambini

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “Neurotoxicology and Teratology” e hanno esaminato l’associazione tra l’esposizione prenatale al paracetamolo e i successivi problemi di attenzione nei bambini.

Lo studio ha seguito 535 neonati, raccogliendo dati sull’uso di paracetamolo da parte delle madri durante la gravidanza e sui comportamenti dei bambini fino ai 4 anni di età. I risultati suggeriscono un legame tra un maggiore uso di paracetamolo in gravidanza, soprattutto nel secondo trimestre, e un aumento dei problemi di attenzione e casi di ADHD nei bambini.

Le gestanti che fanno un utilizzo eccessivo di paracetamolo avrebbero un rischio più elevato di dover crescere poi bambini iperattivi e con importanti deficit dell’attenzione rispetto a chi lo ha assunto con parsimonia oppure non ha fatto uso di questo farmaco durante la gravidanza.

La ricerca scientifica sul paracetamolo

Già in precedenza altre ricerche avevano presentato conclusioni variegate riguardo all‘uso del paracetamolo durante la gravidanza e il suo impatto su potenziali problemi di attenzione o comportamentali nei bambini. Mentre alcuni studi non hanno evidenziato una connessione diretta, altri, condotti su gruppi più numerosi, hanno notato che un uso più assiduo di paracetamolo in gravidanza potrebbe essere legato a disturbi comportamentali o di concentrazione.

Uno studio simile era stato condotto dal dottor Eivind YStrom presso il Norwegian Institute of Public Health dell’Università di Oslo e i risultati erano stati resi pubblicati sulla rivista Pediatrics.

I ricercatori avevano analizzato i dati provenienti da 113mila bambini e i rispettivi genitori. In questo gruppo di bambini, a 2.246 già era stata diagnosticato un problema di iperattività. La metà delle mamme aveva assunto in farmaco in questione durante la gravidanza.

Nonostante ciò, questi esiti non implicano automaticamente che i bambini esposti saranno affetti da ADHD o riceveranno una diagnosi del genere in futuro. Indicano, piuttosto, una maggiore propensione a problemi di attenzione rispetto ai bambini che non hanno avuto esposizioni significative al farmaco durante la gestazione.

Per comprendere meglio se l’uso prolungato di paracetamolo nel corso del secondo trimestre di gravidanza possa incidere negativamente sullo sviluppo neurologico, è necessaria ulteriore ricerca.

Farmaci in gravidanza: principio di precauzione

Sebbene anche alle donne in gravidanza può capitare di dover usare analgesici per le patologie più svariate, queste ricerche ci indicano che sarebbe necessario avere maggiore cautela con i farmaci, proprio perché gli effetti a lungo termine sono ancora da indagare approfonditamente.

Lo stesso vale per alcuni alimenti, come le bevande dietetiche a base di aspartame: recentemente l’OMS ha iscritto questa classe di dolcificanti artificiali nel gruppo 2B, ovvero possibile cancerogeno.

Altre ricerche, seppure limitate per campione preso in esame, hanno messo in correlazione il consumo abituale di aspartame in gravidanza e disturbi dello spettro autistico del bambino: gli studiosi hanno evidenziato che, sebbene le osservazioni non stabiliscano una diretta relazione di causa ed effetto, contribuiscono al crescente insieme di studi che esplorano gli effetti potenzialmente dannosi per il feto legati all’ingestione di bevande dietetiche con aspartame e altri edulcoranti durante la gravidanza.

Quindi per seguire il principio di massima precauzione, potrebbe essere saggio limitare quanto più possibile l’uso di tali sostanze.

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