L’allarme inascoltato dei genitori dei più piccoli

Mio figlio ha 3 anni e io non so come proteggerlo”

Stanchezza, sconforto, incertezza, paura, nostalgia, rabbia, sono vissuti che attraversano in modo
soggettivo e collettivo l’esperienza personale e comune di ognuno di noi durante il fenomeno
della pandemia
, imprevisto e traumatico.
In particolare, nei giorni odierni, appaiono colpiti i genitori dei bambini dai 0 ai 5 anni.
Rifletteremo su alcune delle ragioni che generano il malessere, acquisendo come immagine metaforica che ci guida nell’esplorazione una lente d’ingrandimento.

Il Covid e il disagio sommerso dei genitori

Il Covid ha inevitabilmente creato un turbamento generale, facendo emergere i disagi sommersi e le risorse delle persone. Il fenomeno è quindi mondiale ma nell’attraversarlo è fondamentale la soggettività di ogni individuo.
Non è solo la salute fisica ad essere colpita, ma anche il benessere emotivo e mentale, l’area economica e la sfera sociale.

La vicinanza con l’altro è potenzialmente nociva. Il modo di stare in relazione è inevitabilmente stravolto. Il timore di ammalarsi o di poter contagiare persone care fragili provoca angoscia e ansia.
Inoltre, per molte famiglie è subentrata l’emergenza economica o la difficoltà a conciliare l’accudimento dei figli con gli impegni lavorativi.
Riflettiamo su alcuni input di consapevolezza sul malessere che i genitori stanno attraversando in questa fase della pandemia, in cui i contagi sono accelerati, la protezione vaccinale divide l’opinione pubblica e per i più piccoli non c’è ancora una risposta medica chiara e rassicurante.

La confusione

Il primo elemento che genera malessere psichico ed emotivo è la confusione: non vi è un parere esperto univoco e rassicurante, le linee guida per il contrasto alla diffusione del virus mutano rapidamente e non offrono coordinate stabili e rassicuranti.
Anche i medici e i vertici del governo si confrontano con un fenomeno nuovo, in continua modulazione.
La confusione genera nei genitori la sensazione di essere abbandonati, di non avere una guida nel fronteggiare un periodo complesso e tendenzialmente incontrollabile.

L’impotenza

Quando ci si sente soli nell’affrontare qualcosa che non si conosce a fondo e che ci spaventa si sperimenta facilmente un senso di impotenza, insicurezza e inadeguatezza.
I genitori si sentono impotenti verso uno dei compiti principali della genitorialità: proteggere i propri figli.

La precarietà

Tutto appare precario: la salute propria e dei cari, l’organizzazione lavorativa, la quotidianità scolastica, la programmazione di eventi, la stabilità economica.
Non camminare su un terreno sicuro può far sentire la spia dell’allarme sempre accesa, generando un vissuto ansioso intenso, che può compromettere la qualità del sonno, dell’alimentazioni, generare somatizzazioni e malesseri vari, innescando un corto circuito di stress generalizzato.

La fiducia

A chi ci si può affidare? È una domanda che molti genitori si pongono senza trovare risposte soddisfacenti. La scuola adotterà le giuste misure di sicurezza? Incontrare degli amici sarà pericoloso? Mio figlio, ha un raffreddore, cosa faccio? Il medico mi darà le giuste indicazioni?

Un bambino molto piccolo dipende inevitabilmente dalle cure degli adulti. I genitori vivono la difficoltà di sentirsi inadeguati rispetto alla missione di offrire una base sicura ai loro figli, perdono fiducia anche verso se stessi e le proprie capacità.

Le tensioni familiari

Lo stress individuale si manifesta in primis dentro casa, e le tensioni di coppia e familiari sono all’ordine del giorno. I bambini sono spugne quindi assorbono sin da piccoli le tensioni che circolano in casa e posso essere più nervosi e lamentosi, amplificando lo stress genitoriale.

Come affrontare questo complesso momento?

Purtroppo, come ormai sappiamo, non esistono ricette magiche e universali, ma proviamo a fornire alcuni input che possano aiutare a costruire la propria bussola di orientamento.

  • Riconoscere le proprie paure: trovare se stessi nel caos generale. Chiedersi cosa ci spaventa. Le risposte di ognuno saranno in parte simili ma in parte diverse.
  • Condividere le proprie paure, non tenere tutto dentro! Parlare con amici, con altri genitori di cui ci si fida, con i propri familiari, aiuta ad alleggerire il carico emotivo.
  • Informarsi senza ossessionarsi: scegliere fonti di informazione scientifica affidabili ma non lasciarsi invadere ossessivamente da tutte le notizie continue trasmesse dai mass media.
  • Non giudicarsi, ma provare ad essere accoglienti con se stessi: trasformare il concetto di colpa in difficoltà.
  • Riconoscere di non essere onnipotenti ma neanche impotenti: si può fare ciò che è nelle proprie possibilità per acquisire un comportamento responsabile e protettivo.
  • Uscire da casa: con le giuste precauzioni gli spazi all’aperto sono preziosi per voi e per i vostri bambini!
  • Ad ognuno il suo ruolo: nella confusione uno dei rischi è che si confondano i ruoli. Il vostro ruolo è di essere genitori, non medici. Rivolgetevi, se necessario, al pediatra di fiducia.
  • Se il malessere è continuativo e difficilmente gestibile, non aver paura di chiedere un aiuto psicologico: è un atto di amore verso di sé e i propri i figli, non un motivo di vergogna!

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