Il bimbo non mangia: è anoressia mentale?

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La cosiddetta sindrome del “baby-blues”, ovvero quella sensazione di inadeguatezza, spavento e angoscia che pervade tante mamme – decisamente più di quante immaginiamo – appena dopo aver dato alla luce la propria creatura, vive di numerose sfumature, tante quante sono le pieghe della personalità e dell’animo umano.

E di fronte all’incapacità della madre di trasferire amore al proprio cucciolo, anche il bambino può reagire in tanti modi diversi.

Uno di questi è la manifestazione dei sintomi dell’anoressia mentale del lattante.

Il piccolo, sin dai primi giorni di vita, sviluppa un rapporto complesso e patologico con il cibo, fatto principalmente di rifiuto e paura. Il bambino non mangia, oppure vomita, o ancora, al momento dei pasti diventa isterico.

Perché?

Il clima di tensione e di anaffettività tra madre e figlio – che può esplicitarsi in comportamenti concreti come lassenza di contatto sia fisico che visivo, una relazione rabbiosa e permeata da nervosismo, la mancanza di comunicazione e stimoli – crea intorno al piccolo un vuoto di amore e cura che può farlo sentire smarrito.

Una creatura così fragile, appena venuta al mondo, ha infatti assoluto bisogno di essere protetta dai propri genitori, ed in particolare dalla mamma, con cui lungo tutto il tempo della gravidanza inizia ad intessere e consolidare un rapporto profondissimo.

Le conseguenze dell’anoressia mentale del neonato derivanti da un rapporto problematico e di “falsa presenza” materna rispetto al suo piccolo, possono essere davvero tante.

Da un costante calo di peso del bambino, a una crescita più lenta, a disturbi nell’apprendimento ed a livello psicologico e psicosomatico, fino, nei casi più estremi alla morte del neonato: un piccolo che non si vuole nutrire può, come un grande, lasciarsi andare all’abbandono fino a morire.

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