Come parlare al neonato: evitiamo il bambinese

Nel mondo dei genitori, esiste una pratica comune ma non raccomandabile: parlare al bambino in “bambinese”. Frasi come “Bua a mamma, ti ha dato le tottò” o “Vuoi acca (acqua)?” possono sembrare innocue, ma è fondamentale resistere alla tentazione di utilizzare questo linguaggio infantilizzato.

Se vogliamo insegnare a parlare ai nostri figli sin da piccoli, è essenziale comprendere perché dovremmo evitarla.

Lo sviluppo linguistico del bambino

Tutti i genitori, e noi mamme specialmente sin dai primi mesi col pancione, abbiamo parlato con il nostro bambino, anche se lui/lei ovviamente non poteva rispondere. Lo facciamo per rinsaldare un legame e perché ben sappiamo che il loro cervello in formazione acquisirà quelle parole e pian piano cercherà di imitarci.

La capacità di acquisire competenze linguistiche inizia molto presto. Già intorno ai 30 mesi, un bambino inizia a verbalizzare in modo più o meno corretto.

Nel momento in cui il neonato inizia con i primi versetti e con la lallazione (intorno a 5-6 mesi), anche i genitori cercano di imitare il bambino e ripetono spesso le stesse sillabe e paroline che dice il bambino: un po’ per stimolarli ulteriormente attraverso i neuroni specchio, un po’ perché vogliono iniziare a comunicare con loro, giustamente.

Tuttavia, il genitore che abbandona le forme corrette, storpiando le parole esattamente come fa il bambino, non lo sta aiutando in realtà a imparare la lingua. Questo modo di comunicare con i bambini, anche grandicelli, si chiama bambinese, neonatese o anche baby talk.

È da distinguersi dal ‘parentese’, perché questo usa termini veri e propri, ma con intonazione della voce e allungando i suoni delle vocali spesso per divertire o attirare l’attenzione del neonato.

È cruciale, però evitare il bambinese il più possibile: utilizzare termini appropriati, articolare bene le parole per incoraggiare lo sviluppo linguistico sano e precoce.

Perché evitare il bambinese: rinforzo positivo e comunicazione efficace

Quando un bambino emette un suono o pronuncia una parola e sente un adulto ripeterla, percepisce questo gesto come un successo nella comunicazione. Questo riconoscimento è essenziale: conferma al bambino di essere stato compreso, fungendo da potente motivazione per continuare a migliorare e a sviluppare ulteriormente le proprie abilità linguistiche. Questo è un incentivo semplice ma profondamente efficace, che evita che il bambino si “impigrisca” nel suo processo di apprendimento.

È cruciale, tuttavia, il come si risponde ai tentativi di comunicazione dei bambini. È importante chiarire che con “imitare i suoni dei vostri bambini” non si intende parlare in bambinese, un linguaggio eccessivamente semplificato e storpiato che può essere controproducente. Questo tipo di linguaggio infantilizzato tende a sostituire la lingua madre e può ritardare lo sviluppo delle competenze linguistiche, poiché viene appreso come un sistema a sé stante.

Il consiglio quindi, quando comunichiamo con i bambini, è sì di adattare il nostro linguaggio alla loro capacità di comprensione ma senza rimodellarlo completamente. Sicuramente non è utile usare frasi troppo complesse o eccessivamente lunghe; tuttavia, è fondamentale mantenere la ricchezza del vocabolario di un adulto. Questo approccio aiuta i bambini ad apprendere la lingua nella sua interezza, promuovendo una comprensione più profonda e un più rapido sviluppo linguistico.

Come parlare al bambino per stimolare il linguaggio

È vitale stimolare il bambino il più possibile senza affidarsi a dispositivi elettronici come TV o tablet. Un metodo efficace è la narrazione durante le attività quotidiane o leggere insieme un libro illustrato. Descrivere le azioni quotidiane, come prepararsi la mattina o fare colazione, aiuta il bambino a comprendere e assimilare il linguaggio naturalmente.

Parlare a un neonato richiede molta pazienza: ogni parola dovrebbe essere pronunciata lentamente, mostrando le labbra al bambino per aiutarlo ad assimilare il movimento labiale, che è cruciale in questa fase. È altrettanto importante usare terminologia precisa e diretta. Ad esempio, dire “Ecco il gatto” invece di “Ecco che sta arrivando il bel micettino carino carino” garantisce chiarezza e facilita l’apprendimento.

La chiarezza è fondamentale per insegnare a parlare

Verso i 24 mesi, il bambino inizia a pronunciare diverse parole, alcune delle quali potrebbero non essere corrette, generando potenziale frustrazione. È preferibile non correggere immediatamente il bambino, ma piuttosto approfittare di occasioni successive per ripetere correttamente la parola mentre ci si abbassa al suo livello visivo.

Essere sintetici e chiari non solo aiuta il bambino a imparare le forme corrette delle parole, ma facilita anche l’appropriato uso del linguaggio. Adottare queste pratiche di comunicazione migliora significativamente il percorso di apprendimento linguistico del bambino nei suoi anni più formativi.

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