Utero in affitto: dure le misure della Lorenzin
Nei giorni scorsi, sulle pagine del “Corriere della Sera” è stato pubblicato un reportage in cui veniva “smascherato” un giro di incontri fra coppie che desideravano avere un figlio da un utero in affitto e un “procacciatore d’affari” (se così possiamo chiamarlo) che fungeva da intermediario. Location degli incontri Roma, ma erano previste altre tappe in tutta Italia.
Leggendo di questa notizia, il ministro della salute Beatrice Lorenzin non solo si è indignata e ha commentato pesantemente la cosa, ma ha anche inviato i NAS.
Ma, procediamo con ordine: intervistata dal Corriere, il ministro ha esternato, ancora una volta, la sua posizione nei confronti della maternità surrogata.
Beatrice Lorenzin: lo schiavismo della maternità surrogata
Donna – fattrice, donna – mucca: senza mezzi termini, la Lorenzin definisce così la donna agli occhi degli schiavisti che ricorrono all’utero in affitto; una forma alternativa di violenza perpetrata ai danni delle donne. Già, perché precisa il ministro, che ci sono tante forme di violenza verso le donne e la maternità surrogata è solo una di queste. Ma, purtroppo, la violenza contro le donne potrebbe arrivare oltre: infatti, ci sono futuri genitori che desiderano figli solo di sesso maschio, oppure completamente sani. E, quindi, questo porterebbe la donna che si presta come madre surrogata a essere costretta – per contratto – ad abortire.
Beatrice Lorenzin: l’utero in affitto è reato
Dal punto di vista procedurale, la Lorenzin ha avvisato i NAS e la Procura aprirà un fascicolo in merito.
Ribadendo il fatto che l’utero in affitto sia un reato universale, la Lorenzin ha poi concluso con una immagine molto eloquente della sua visione della maternità in affitto: quella di un piazzista che gira il mondo per vendere non elettrodomestici, non prodotti di qualunque genere, ma bambini alle mamme. Una maternità non più simbolo di amore e affetto incondizionato, ma business a 365 gradi….