La Sindrome Feto Alcolica e le sue conseguenze

E’ stato stimato che almeno 70 milioni di persone in tutto il mondo soffrano le conseguenze dell’esposizione all’alcool prima della nascita, che può non avere conseguenze come può causare deficit nell’apprendimento e disturbi mentali e comportamentali.

Questi disturbi vengono definiti dai medici “Disordini Feto Alcolici” (Fasd) e interessano circa l’1% dei bambini statunitensi e almeno il 2% di quelli europei.

Giornata Internazionale della Sindrome Feto Alcolica e dei disturbi correlati

Dal 1999 il 9 settembre di ogni anno ricorre la Giornata Internazionale della Sindrome Feto Alcolica e dei disturbi correlati, una data simbolica (il giorno 9 del nono mese dell’anno), che vuole essere un monito per le future mamme: durante i 9 mesi di gestazione è fondamentale evitare il consumo di alcol.

Il consumo di alcol in gravidanza è, come ricorda il professor Mauro Ceccanti, direttore del Centro Alcologico di Riferimento della Regione Lazio: “la più comune causa conosciuta di ritardo mentale, acquisito nell’infanzia, totalmente prevenibile mediante l’astensione completa della gestante dal consumo di bevande alcoliche“.

L‘alcool è una sostanza tossica che passa attraverso la placenta, direttamente dalla mamma al bambino, e può provocare effetti anche molto gravi. Nei casi più estremi, il consumo di alcol in gravidanza è causa di aborto.

In questa giornata, in tutto il mondo, vengono organizzati eventi volti a sensibilizzare la popolazione, ed in particolare quella di sesso femminile, sui pericoli che comporta il consumo di alcool in gravidanza.

 Sindrome Feto Alcolica: un fenomeno poco conosciuto in Italia

Nonostante l’uso di alcol durante la gestazione rappresenti la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino, tanto che i deficit cognitivi e comportamentali che provoca sono stati inseriti di recente nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth Edition, in Italia il fenomeno è ancora poco conosciuto, non solo dalla popolazione, ma, molto spesso, anche dagli operatori sanitari che si occupano della salute della donna.

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