Quando i nostri principi e le nostre principessine crescono

C’era un tempo, che appare lontano pur non essendo realmente remoto, durante il quale cambiavi i pannolini, preparavi pappette molli ed insapori, e non riuscivi a farti la doccia. Un tempo di colichette, pianti senza apparente motivo, notti insonni, capricci infiniti. Giorni che si ripetevano identici per le nostre princesse ed i nostri principi, come identici erano i nostri, al loro servizio.

Noi ed i papà, come in un complicatissimo puzzle, tiravamo il carretto della quotidianità, faticosa, a volte isterica, ma molto felice ed accogliente. Si litigava per niente, ci si preoccupava per piccole cose, e si faceva la pace guardandosi negli occhi gli uni con gli altri, consci della grande fortuna, dell’immenso dono di godersi l’infanzia dei nostri bambini.

Bambini, principini e principessine, per i quali eravamo tutto, il sonno e la veglia. Eravamo il loro risveglio, la passeggiata al parco, l’”arriva arriva un bastione carico di”, la coccola pomeridiana, il tragitto per andare a scuola, la merenda prima dei giochi, la ninnananna della sera. Per le bambine, i papà erano eroi indiscutibili, che tutto sapevano e tutto potevano. Non avevano macchie, non avevano difetti, erano perfetti.
Per i bambini, le mamme erano eroine con armi miracolose e lenitive, per ogni graffietto, capriccio, piccolo pianto. Erano le donne della loro vita, senza le quali, la vita stessa non avrebbe avuto senso.

Per i nostri figli, da bambini, noi genitori siamo il sole e la luna, le stelle ed il cielo, il dolce rumore del mare, le ciglia che si chiudono teneramente, la luce che trapela lentamente dalle tapparelle. La sicurezza dall’avere sempre qualcuno accanto, del cerotto colorato sempre pronto, delle spalle dalle quali scrutare il mondo, senza farsi male.

Difficile separarsi da tutto questo. Dal mondo che ci fa sentire sulla vetta, al primo posto nei pensieri e nel quotidiano di qualcuno. Ma quel momento arriva, mentre facciamo altro. Arriva presto, quel momento in cui, davanti a scuola, fanno finta di non vederci, perché preferiscono parlare con l’amica; non vogliono essere accompagnati, perché c’è il fidanzatino; non ci parlano per giorni, dietro la porta della loro stanza, mentre la mamma li chiama; quando dalla festa vogliono tornare da soli, o meglio, non con noi.

Arriva quel momento, mentre siamo ancora al pc a mandare mail, in call con i colleghi, a cercare un nuovo lavoro, a progettare una nuova casa con la cameretta più grande. Crediamo di dover far presto, chiudere tutto, per andare a prenderli a scuola, dall’amico, in palestra, ed invece loro sono più alti di noi, hanno segreti da adolescenti prima, da ragazzi poi, dai quali tenerci lontani. Hanno amiche ed amici speciali, compagni del cuore, primi amori che fanno sentire le farfalle nello stomaco.

La vita dei nostri figli sarà come è stata la nostra, farà sempre lo stessi giro, lo conosciamo bene. Potremmo prevederlo, viverlo, attraversarlo, comprenderlo e non temerlo. Ma non ci riusciamo, perché, questa volta, siamo dall’altro lato.

Siamo alla porta sul retro della loro vita: li ammiriamo, li amiamo, da lontano, come vogliono loro. Relegati a quelli che non possono capire, che non sono più così perfetti, puri, senza difetti. Verremo dopo i loro amici, dopo i fidanzatini e le fidanzatine, quando re e regine della loro esistenza saranno altri.

Non saremo più il loro sonno e la loro veglia, i loro punti cardinali. Per un bel po’ di tempo, non ci vedranno e noi vorremmo tornare indietro, al pannolino, alla colichetta, al parchetto. Come è stato per i nostri genitori.

Ma, per fortuna, il giro si ripete e, dopo altrettanto tempo, che ci parrà lungo e breve contemporaneamente, torneremo ad essere nei loro pensieri, in una forma diversa dal principio, certo, e diversa dal poi. Non saranno più le nostre principesse ed i nostri principi, loro non vorranno, ma, di nuovo insieme, sotto tetti diversi, ci ameremo per sempre, proprio come, all’inizio, ai tempi di quella pappetta molle ed insapore.

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