Permanenza dell’oggetto: perchè i bambini piangono se non vedono la mamma

Permanenza dell’oggetto: così viene definita da Piaget, biologo ed epistemologo francese, la capacità dei bambini di riconoscere che un oggetto presente fino a poco tempo prima gli è stato nascosto. Lo stesso meccanismo porta i piccoli a piangere se non vedono la mamma.

Permanenza dell’oggetto, di cosa si tratta?

Se nei primi mesi di vita i bambini non sembrano rendersi conto che un giocattolo con cui si sono intrattenuti fino a quel momento è uscito dal loro campo visivo, tutto cambia a partire dai 6 mesi. Come teorizzato da Piaget, lo psicologo transalpino che ha descritto con dovizia di particolari le tappe dello sviluppo del bambino, è a quell’età che i nostri figli sviluppano la capacità cognitiva di ricercare un oggetto che gli è stato nascosto. Questa caratteristica viene definita “permanenza dell’oggetto” e coincide con la capacità di “pensare l’oggetto”, sostituendone l’esperienza appunto con il pensiero.

Permanenza del (s)oggetto

Questo identico meccanismo, poco dopo, si trasferisce dagli oggetti alle persone: per il bambino, quindi, non sarà necessario “vedere” fisicamente la mamma o il papà per pensare a loro. Basterà invece il pensiero dei propri genitori, in quel momento distanti, a portare il bambino a cercarli; e alle lacrime, se la sua ricerca non porterà immediatamente agli esiti sperati. Per compiersi del tutto questo processo necessita di un paio d’anni. Fino ad allora per il bambino, tutto ciò che scompare da sotto i suoi occhi, comprese le parti del suo corpo, semplicemente smette di esistere fino a quando non torna a fare capolino.

Salutare sempre, mai sparire

Una volta compreso come funziona la cosiddetta “permanenza dell’oggetto”, non sarà difficile per mamma e papà comprendere quali accorgimenti approntare per evitare che il bambino si preoccupi eccessivamente. Soprattutto quando il piccolo non hanno ancora assimilato il fatto che i propri genitori non finiranno per abbandonarli, uno dei consigli utili è quello di salutarli sempre prima di lasciare la stanza in cui si trovano. Congedarsi come si deve, lasciar intendere che ci si sta spostando soltanto da una camera all’altra e si farà ritorno presto, risparmierà ai piccoli tanti grattacapi. I bambini, così facendo, verranno a patti con l’idea che i genitori sono spariti dal loro campo visivo, ma non dalle loro vite.

Certo, può risultare stressante pensare di dover salutare i bimbi ogni volta che si esce dalla loro stanza, ma comprendere come funziona la loro psiche in questa fase della crescita servirà anche a vivere in maniera più consapevole la genitorialità. Quando ci domanderemo che bisogno hanno di seguirci ovunque, financo in bagno, sapremo che non siamo in presenza di bambini mammoni ma solo di una struttura cognitiva non ancora completa e in grado di comprendere che, pur non essendo presenti, continuiamo ad esistere.