Pentite di essere mamme…

Mentre un tempo la maternità era vista come un obbligo, oggi le donne possono scegliere, se essere mamme o realizzarsi in altri modi.

E sempre più spesso si parla di un concetto prima considerato tabù, che è quello di essersi pentite di essere diventate mamme. Ne parla Orna Donath nel libroRegretting Motherhood” (Pentirsi della maternità), libro molto criticato, che ha scatenato un dibattito a livello mondiale.

La ricercatrice è partita dalla sua condizione di donna che non voleva figli, ed è andata a ricercare situazioni di donne che quei figli li avevano avuti, ma non li volevano.

Avevano avuto figli perché pressate dalla società e dalle famiglie, e pur dicendo di amare i figli stessi, odiavano la maternità.

Odiavano il sentirsi sempre legate ad un altro essere umano, per esempio, il non avere più la stessa libertà. Ovviamente non è per tutte la stessa cosa, e ci sono invece madri che amano profondamente la maternità e il legame che si crea con i loro figli.

Sono venti le testimonianze presenti nel libro, e tutto è visto dal punto di vista della mamma.

E come si pongono i figli davanti a tutto questo? Tutte le madri intervistate dicono che un giorno confesseranno la verità ai figli.

Quello che ci chiediamo è se questa confessione ha davvero senso: serve solo alla mamma per scoprire le carte, e richiedere a gran voce la propria libertà? Che può pensare un figlio sapendo di essere stato un peso per la sua mamma?

E c’è da aggiungere che  secondo alcuni psicanalisti, certi disturbi adolescenziali vanno ricollegati a queste mamme poco empatiche.

La maternità va sempre vista come una libera scelta: nessuno deve mai sentirsi obbligati. E se nel vostro cuore è fortissimo il dubbio che avere figli sarebbe un problema, forse è il caso di lasciar perdere.

Perché un figlio che nasce ha il diritto di avere una madre che lo ama, in tutto e per tutto.

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