Noi mamme e papà, ai tempi delle quarantene

Quanto è difficile essere genitori, in questi ultimi anni, tra dad, did, covid, vaccini, tamponi e quarantene. Difficile lo è sempre stato, certo. Non si può negare, però, che la nostra quotidianità venga sempre più minata da messaggi, in chat, fra bimbi in quarantena, maestre e maestri positivi, classi chiuse.

Durante il primo lockdown, i bambini sono stati dimenticati, lo ricordiamo bene. Non venivano nominati dai tg o dai politici. Non avevano la possibilità di giocare nei cortili, seppur limitati, chiusi. Non si potevano comprare colori ed album da disegnare, nei supermercati. La scuola è stata messa in un cassetto, solo le polemiche sterili tenevano in vita il tema. Le cose sono cambiate, a seconda delle ondate, ma la situazione non va meglio oggi.

Avete provato ad andare in farmacia, per qualsiasi acquisto? Già alle 8.00 del mattino, ci sono genitori in fila con bimbi, anche piccolissimi, per fare tamponi che li liberino dalle quarantene o per tirare un sospiro di sollievo, sperando di non essere positivi.

File dai pediatri. La difficoltà ad avere un appuntamento. Telefonate, mail, messaggi. Il dilemma del vaccino sui bambini più piccoli come la paura per il longcovid. L’ansia da social, da telefonate, la difficoltà ad informarsi dalle fonti ufficiali, essendo surclassati da notizie che facciamo anche fatica a capire se siano attendibili o fake.

La paura di una quarantena che ci immobilizzi tutti, in casa. In tre come in cinque, può essere un problema nelle case normali, di noi gente comune che vive in città, nei condomini. Un’unica stanza dove far giocare il piccolo, far studiare il grande, lavorare e preparare pranzi e cene.

Il senso di colpa di non dedicarsi abbastanza, di essere sempre nervosi, pieni di paura. Di non riuscire a fare abbastanza come genitore, come partner, come lavoratore. Le call con i figli, in mutande, alle spalle; il piccolo che piange; il grande che chiede come riconnettersi dopo che la linea si è staccata; ordinare la spesa; avere un sorriso per tutti.

Per noi stessi e per loro. Vedere la luce fuori dal tunnel, per farla vedere ai piccoli. Trasformare l’anormale in normalità, colorando le giornate di giochi, cartoni animati, carezze sulla testa, il loro piatto preferito.

Non mandare all’aria tutto, il lavoro, specialmente per le mamme (sapete quante donne hanno perso il lavoro a seguito dell’arrivo del Covid?), lo studio, la cura di se stesse e se stessi, la speranza.

Come sono difficili questi tempi, per tutti e per noi genitori. Come equilibristi, cominciamo la giornata in un modo e la finiamo in un altro: basta un messaggio su WhatsApp, per scatenare il panico, ed inchiodarci a casa, per settimane. Le procedure che cambiano, le lettere delle asl che non arrivano, i tamponi che non ci sono, i bambini con la febbre.

Quanto è difficile essere genitori, in questi ultimi anni, tra dad, did, covid, vaccini, tamponi e quarantene. Non possiamo farci molto, oltre che essere prudenti, rispettare le regole, indossare e fare indossare la mascherina, lavare le mani e tutto il resto del corredo che abbiamo imparato nel corso di questi ultimi anni.

Però qualcosa, a livello emotivo, è nelle nostre mani: essere fiduciosi, avere empatia, non perdere il sorriso. Per quanto difficile, è l’ unica chiave in nostro possesso per attraversare anche questo inverno: non sentirsi soli e non far sentire soli gli altri. Il resto passerà da solo. Deve passare.

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