Il parto con anestesia epidurale: un diritto a cui è ancora difficile accedere

Quest’anno ricorre il centenario dell’anestesia epidurale, ma la possibilità di accedere ad un parto indolore per tutte è ancora molto lontana. Nel nostro Paese solo secondo un’indagine della Siaarti – Società italiana di anestesia, analgesia rianimazione e terapia intensiva – le donne che ricorrono all’analgesia epidurale per alleviare il dolore sono ancora poche. Nella regione Lazio che è quella che registra il maggior numero di parti vaginali con anestesia, solo il 35% delle donne riesce ad avvalersi dell’aiuto di un anestesista per non soffrire troppo.

L’anestesia epidurale tra i Livelli Essenziali di Assistenza

Dal 2008 l’anestesia epidurale rientra tra i Livelli Essenziali di Assistenza – LEA – riconosciuti dallo Stato, pertanto le Regioni devono individuare gli ospedali pubblici nei quali è possibile partorire gratuitamente senza dolore.

In altri casi se la struttura sanitaria lo prevede, è possibile per la partoriente richiedere l’epidurale e contribuire alla spesa secondo il regime che viene denominato “intra moenia”. Il costo varia da 800 a 2.000 euro in base al tariffario dello specialista.

Il motivo principale per cui l’anestesia epidurale per tutte è ancora una chimera è una carenza strutturale degli anestesisti che è emersa in tutta la sua gravità nelle fasi più difficili della pandemia. Secondo una stima approssimativa nel Paese mancano circa 4.000 professionisti del settore e non è possibile destinarli ai reparti di maternità, nonostante nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS – abbia stabilito che è il parto indolore sia un diritto di tutte le donne.

Le competenze regionali in materia di sanità

La nostra Costituzione demanda alle Regioni il compito di gestire i fondi relativi alla sanità e dal 2005 è stato istituito il Comitato LEA per vigilare sul corretto impiego delle risorse finanziarie erogate in osservanza dei Livelli Essenziali di Assistenza, molti enti locali presentano però delle criticità.

In base alla normativa le Regioni che si dimostrano più virtuose hanno la possibilità di accedere ad un’ulteriore quota premio, mentre quelle che presentano piani sanitari carenti vengono invitate a mettersi in regola quanto prima. La misura estrema di intervento è il commissariamento che di fatto viene scarsamente adoperato per garantire i livelli minimi di assistenza dei cittadini.

Alle donne perciò non resta che informarsi con un congruo anticipo se la struttura sanitaria che hanno scelto per partorire riconosce il diritto al parto indolore, consultando ad esempio il sito www.doveecomemicuro.it.

Mentre in Francia l’82,6% delle partorienti con parto vaginale ottiene l’analgesia epidurale, il 67% negli Stati Uniti, il 65% in Giappone e il 56% in Spagna, in Italia invece le donne che possono accedere all’epidurale vanno da del 10% di Marche e Trentino al 35% del Lazio.

Una situazione che sembra il frutto di una cultura retrograda e maschilista in cui il parto indolore è ancora un diritto a cui si può rinunciare.

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