Nella Prossima Vita Voglio fare il Padre!

Lo so, caro, questo post non ti farà piacere. Lo so, ragazze care, alcune di voi non saranno d’accordo. Ma sta verità la voglio urlare: Nella Prossima Vita Voglio fare il Padre!

A quasi tre mesi dalla mia bimba, la verità mi è arrivata in faccia senza pudore: I Padri, per quanto siano uomini amabili, illuminati, generosi eccetera eccetera, quello che faranno sarà sempre e solo “darvi una mano”, “fare quello che possono”. Espressioni assurde, sbagliate nel modo più assoluto, perché sono l’altra metà del genitore, perché sono Vostri Soci al 50%.

“Dare una mano” vuol dire sottrarsi ad un ruolo fondamentale. Può dare una mano una zia, una cugina, un’amica, un fratello, un nonno, ma non chi vuol essere, ed è, il Padre.

Mio marito fa il turno di notte, nel senso che è lui ad alzarsi per dare il biberon serale. Alzarsi la notte per dare due biberon e fare un cambio pannolino, non dico che sia una passeggiata. Ma non sarà mai paragonabile a stare tutto il giorno, sole, in balia dei bisogni di un neonato.

Diciamo un’altra verità: quando chiediamo loro un aiuto, sappiamo che dovremmo stargli comunque dietro. Se gli chiediamo di cambiare il pannolino, dovremo poi andarlo a buttare. Se gli chiediamo di limare le unghie, dovremo poi mettere nel cassetto le limette lasciate in giro. Se gli chiediamo di tenerla un po’, dovremo fare i conti con qualcosa che toccava a loro, che a quel punto si sentiranno legittimati a non fare più! No, caro, così non sei Socio per niente!

Chi glielo spiega ai Padri di certe nostre giornate? Giornate in cui riesci a lavarti la faccia che ormai è sera.  Fare una gara a chi è più genitore è stupido, infantile, inutile. Ed alle volte, quando arrivo davvero stanca, mi comporto in modo stupido. Ma dire “ti do una mano quando posso” non vuol dire sentirsi/fare il genitore.

Mio marito è una persona eccezionale. Ma cade anche lui in questo tranello, dicendomi: “Perché, pensi che gli altri padri facciano quello che faccio io?”. Io lo so che non lo fanno, ma non c’è da esserne fieri.

Tante madri non credono nella capacità dei propri Soci e non permettono loro di essere Padri, ma non c’è da esserne contenti. Tante mogli non si fanno capaci di avere gli stessi diritti dei mariti, ma non c’è da esserne contenti.

Sento spesso dire, da donne che reputo intelligenti: “Non posso dirgli niente, come padre è eccezionale. Non appena torna da lavoro, si mette subito a giocare con lui”. Allora prendo atto che l’equivoco parte dalle donne: E’ bene che i Padri giochino con i figli, è importante. Ma il Padre è qualcosa di più di un animatore. Lo dobbiamo a lui e ai nostri figli. Ai Padri spetta la lavastoviglie, il bucato, il pannolino e l’educazione dei propri figli. Questo è essere Soci. Questo è essere Pari.

3 commenti

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  1. Sono abbastanza d’accordo con te.. ma credo che la”società” sia la famiglia e non i figli.. quindi dobbiamo tenere conto che per i primi mesi noi siamo in maternità e loro lavorano, mio marito principalmente si occupa della casa(forse più di me) e al 50% come dici tu..del figlio più grande che ha quasi 5 anni.del piccolino mi occupo io..lui si è vero.. se la “società” fossero i figli non saremmo mai pari.. a volte scherzando (ma neanche poi così tanto) dico a mio marito: lo chiami tuo figlio.. ma x essere alla pari dovresti tenerlo in braccio, lavarlo e nutrirlo x 9 mesi senza farmi alzare neanche un dito.. e sarei ancora in vantaggio perché tu non avresti né nausea, ne pubalgia, niente visite e non lo dovresti partorire.. ma la natura ci ha fatti così è inutile cercare parità.. l importante è amarsi e rispettarsi

    • Non riesco a capire, infatti, come facciano molte mamme a non coinvolgere tanto i papà, come fossimo ancora negli anni 40! In questo modo: noi siamo più stanche; loro meno responsabili; i figli avranno un esempio non corretto della distribuzione delle responsabilità. Come dici tu, è il primo insegnamento dell’uguaglianza dei generi.