Gravidanza a rischio: quando si considera tale?

Molte di noi non hanno ben chiaro il concetto di “gravidanza a rischio“, ecco perché cercheremo di far luce su questa situazione, spiegandovi i fattori predisponenti e i sintomi più comuni di questa particolare circostanza.

Gravidanza a rischio: quali donne sono le più predisposte?

L’OMS stabilisce determinati criteri per riconoscere una gravidanza a rischio e questi si basano sull’anamnesi patologica e su quella ostetrico-ginecologica (remota e attuale). Della prima categoria fanno parte alcune malattie, come il diabete mellito, patologie oncologiche, cardiovascolari, renali, etc.

La seconda invece riguarda la “storia” clinica della gestante, in altre parole si valutano tutte quelle condizioni che potrebbero generare una situazione rischiosa, quali precedenti aborti o parti pre-termine, sussistenza di eclampsia o preeclampsia, etc.

Infine, nell’anamnesi ostetrico-ginecologica attuale, si prendono in considerazione le condizioni attuali della futura mamma come, ad esempio, gravidanze multiple, età (sotto i sedici anni o sopra i quaranta) o sindrome da iperstimolazione ovarica in PMA.

I sintomi più comuni di una gravidanza a rischio

Uno dei segnali più evidenti di una possibile gravidanza a rischio è la minaccia d’aborto e il periodo più delicato è il primo trimestre di gravidanza. Secondo gli specialisti, bisogna recarsi subito al pronto soccorso in presenza di dolori localizzati ai reni o al basso ventre (simili a quelli mestruai) e/o se compaiono perdite ematiche.

Nel caso in cui il dottore lo ritenga opportuno, è possibile che alla donna incinta siano consigliati riposo, terapie farmacologiche (farmaci decontratturanti, antispastici o a base di progesterone), astensione dai rapporti sessuali o, nei casi più seri, ricovero ospedaliero per tenere sotto controllo la situazione.

I medici ad ogni modo suggeriscono sempre di eseguire tutti gli screening prenatali consigliati ed evitare tutti quei comportamenti che potrebbero danneggiare madre e feto, tra cui alcol, fumo, stress, sedentarietà, esposizione a sostanze potenzialmente tossiche e attività pesanti.

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