Distacco dalla mamma: i disturbi del bambino

Nel momento in cui si decide per l’inserimento all’asilo, il distacco tra mamma e figlio può essere molto delicato.  È una fase particolare che può creare sofferenza per entrambi, sia mamma sia bambino. Si chiama ansia da separazione e fa sentire il distacco come qualcosa di negativo, che implica lontananze non sopportabili.

La tristezza può trasformarsi in angoscia e l’angoscia in vera e propria sofferenza, che ricade su disturbi fisici e psicologici. A soffrire è la mamma che si sente in colpa di aver lasciato il figlio all’asilo nido o alla materna, ma anche il bambino che si sente abbandonato e non capisce il motivo per cui sua madre da un momento all’altro lo lascia solo con sconosciuti.

Il distacco tra mamma e figlio: come si manifesta

Il campanello d’allarme è il capriccio esagerato: sfocia con pianti e urla inconsolabili che si riversano sull’umore del bambino. Non si tratta, infatti, di uno sfogo passeggero in cui il figlio vuole ottenere qualcosa. Il distacco dalla mamma lo vive come un malessere che lo porta ad essere perennemente abbattuto. La sua disperazione è il primo sintomo per capire che c’è un problema, che si sente abbandonato e non ha vissuto bene l’inserimento all’asilo.

Come affrontare il disagio del bambino nel momento del distacco dalla mamma

Il disagio che sente il bambino dipende molto dalla sua età. In linea generale possiamo dire che oltre al pianto, il bambino che soffre del distacco con la mamma lo manifesta con tremori, rifiuti alimentari o nausee e mal di pancia. Nei bambini più grandi può coinvolgere anche gli stati d’animo e provocare disturbi del sonno con incubi frequenti, paure di stare solo durante il giorno  o di dormire nella sua camera.

Prestare la massima attenzione a tutti questi segnali è la prima cosa da fare per capire se sta soffrendo troppo di ansia da separazione.  

12 commenti

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  1. Io credo che i bimbi dovrebbero stare con la mamma finché entrambi ne sentono il bisogno. La natura non prevede forzature, ma la nostra società si ed ecco ansie e paure. Certo non tutti lo vivono allo stesso modo, ma credo sia abbastanza provato che il bimbo, almeno fino ai tre anni, non ha “bisogno” di stare con altri bimbi, l’unica necessità vera che ha è di sentirsi protetto, amato e di avere un adulto di riferimento da cui imparare in un rapporto 1 a 1. Certo ha poi bisogno di stimoli che può avere anche dall’interazione con altri piccoli, ma quando un bimbo dice di volere la mamma credo dica ciò di cui ha bisogno, e cioè di qualcuno al suo fianco che lo guidi nella scoperta del mondo. A mio avviso, in una ideale riorganizzazione della società, la maternità dovrebbe durare da un minimo di 1 ad un massimo auspicabile e facoltativo di 3 anni.

  2. Io credo dipenda anche dove lo si inserisca…in che contesto e con chi. Chiaramente in un nido dove i bimbi sono tantissimi, riesce forse difficile per le maestre seguirli allo stesso modo in cui sono seguiti da noi mamme…credo sia impossibile….poi ci mettiamo pure quelle che vanno fuori di testa, come leggiamo sui giornali e a oggi purtroppo, molto spesso…I nonni sono una soluzione, ma non fino a 3 anni. Il bambino ha bisogno di stare con gli altri bambini e coi i nonni ha tutto l’amore del mondo, ma non potrà mai essere stimolato allo stesso modo che in un ambiente come asilo baby parking
    ecc. Io personalmente a 7 mesi e mezzo dopo il parto della seconda ho scelto una tagesmutter e sono molto felice di questa scelta. 6 bambini al massimo,ambiente pulitissimo e attenzioni al 100% e la mia bimba abituata a stare solo con me, nel giro di qualche giorno si è abituata perfettamente! Tornassi indietro di 6 anni avrei fatto la stessa scelta anche per il primo!