Solo l’8% dei bambini trasmette il coronavirus: lo studio dei pediatri

Un’ampia rassegna di studi internazionali sull’incidenza epidemiologica dei bambini circa la trasmissione di Coronavirus ha rilevato che solo l’8% dei piccoli è fonte di trasmissione. Ciò induce esperti nazionali e internazionali a fare una serie di riflessioni circa l’opportunità di apertura di scuole e centri ricreativi.

Lo studio internazionale: solo l’8% dei bambini trasmette il Covid

La Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (STIP) ha presentato l’ampia rassegna di studi internazionali dalla quale emerge un dato importante, ossia che solo l’8% dei bambini trasmetterebbe il virus Sars Cov 2.
Guido Castelli Gattinara, presidente della STIP, ha osservato che questo dato è rassicurante, considerando che anche l’incidenza dei bambini nell’influenza aviaria si aggirava intorno al 50%.
Queste conclusioni sono il frutto di ampie ricerche internazionali, nelle quali si è accertato che il tasso di contagio tra i bambini e soprattutto per mezzo dei bambini è circa la metà rispetto a quello degli adulti, come confermano anche i dati sui focolai nelle scuole che sono inferiori rispetto a quelli in altri luoghi di assembramento e di lavoro.

La bassa incidenza del Covid tra i bambini e l’apertura degli asili

Il dato emerso dagli studi è molto importante anche per supportare la scelta, quasi unanime in tutta Europa, di mantenere aperti gli asili e anche le scuole elementari, con le dovute precauzioni e rispetto delle regole. La scarsa incidenza dei contagi in tale ambito si unisce all’importanza centrale della socialità e dell’istruzione primaria a beneficio dei giovanissimi, i quali dovrebbero evitare di vivere situazioni di alienazione.
Altro dato interessante è che, quasi sempre, i bambini risultati positivi al COVID sono privi di sintomi o mostrano comunque sintomi lievi che scompaiono in pochi giorni, questo ovviamente escludendo casi di comorbilità.
Il dato della scarsità dei focolai in ambito scolastico infantile è confermato in tutta Europa, soprattutto in Italia, Inghilterra, Germania e Spagna: in particolare, i meno colpiti sono stati i bambini dai 6 ai 10 anni rispetto a studenti più grandi e al personale scolastico.