Materne e distanziamento sociale: l’esempio della Danimarca

La Danimarca potrebbe fare da capofila e insegnarci come far convivere il distanziamento sociale con la necessità di far riprendere le attività scolastiche ai bambini.

La soluzione potrebbe essere quella di portare i bambini nelle strutture che attualmente sono chiuse, come zoo, parchi divertimento, musei e stadi.

Le riaperture in Danimarca

I bambini danesi sono già da un po’ tornati nelle scuole materne. La Danimarca è stato il primo Paese europeo a riaprire le scuole per i più piccoli, e addirittura dal 10 maggio anche medie e licei sono nuovamente operativi, ma come hanno potuto organizzare le riaperture?

Le prescrizioni anti contagio in Danimarca sono state molto severe, ed allo stesso tempo applicate in maniera scrupolosa.
In ambito scolastico, ad esempio, si è deciso di mantenere una distanza di due metri fra i banchi e di avere ricreazioni scaglionate per gruppi.

Alcune scuole di Copenaghen non potevano però garantire l’osservanza di tali regole per mancanza di spazi, ed ecco quindi che si è fatta avanti la possibilità di tenere lezioni all’aperto.

La Capitale della Danimarca ha tanti spazi aperti adatti allo scopo, basti pensare allo zoo, al parco divertimenti di Giardini Tivoli, allo stadio o ai tanti musei cittadini. Questi spazi sono attualmente chiusi al pubblico, ma estremamente compatibili con le lezioni all’aperto che di fatto già da anni esistono nei paesi del Nord Europa.

Il vantaggio non è solo quello di poter riprendere le regolari lezioni scolastiche anche per i bambini che frequentavano scuole sprovviste di spazi idonei, ma c’è anche una miglior resa psicologica grazie al contatto con l’aria, il vento, la luce del sole e la natura, con benefici quali diminuzione dello stress e miglioramento dell’umore, specie dopo un periodo di lockdown come quello appena vissuto.

Tutto ciò è possibile anche in Italia?

Attualmente in Italia si sta valutando qualche ipotesi. In particolare il report “Scuola aperta, società protetta” del Politecnico di Torino, sta pensando a mettere insieme comunità familiari che possano accogliere dei piccoli gruppi di bambini per attività all’aperto, anche con l’aiuto di operatori del settore se necessario.

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