Mamme e lavoro, boom di dimissioni volontarie: l’allarme dei sindacati

I nuovi dati pubblicati dall’Ispettorato del Lavoro parlano chiaro. In Italia lavorare ed essere madre è difficile, anzi praticamente impossibile. Ma partiamo dai dati. Oltre 37mila neo mamme hanno dato le dimissioni volontarie nell’anno 2019. Il numero è esorbitante dal momento che rappresenta il 73% delle mamme con occupazione.

Mamme in casa senza lavoro. Il regresso di una società

Quando una neo mamma è costretta a lasciare il proprio lavoro non si trova davanti ad una scelta semplice perché una sola entrata economica in famiglia non basta. Le cause, vecchie e nuove, sono più o meno sempre le stesse: turni inconciliabili con i ritmi dei bambini di 0 – 6 anni e soprattutto costi per baby-sitter e asili nido privati che non lasciano molto in busta paga. La ricerca del lavoro spinge inoltre i giovani a lasciare la propria città e anche l’aiuto dei nonni così viene a mancare. Quindi essere mamme e lavorare diventa impossibile. E anche se il Family Act della Ministra Bonetti approvato di recente dal Governo apre un piccolo spiraglio, per cambiare le cose servono passi importanti perchè ciò che sta avvenendo è una vera e propria regressione sociale.

Lavoro per le neo mamme in Italia. Cambieranno mai le cose?

Inutile nascondersi dietro un dito. Questo è un problema che non solo non viene affrontato da anni, ma che peggiora con il passare del tempo. I turni lavorativi vengono strutturati sempre più a favore delle esigenze delle grandi catene e della produzione e chiedere delle giornate di congedo diventa un evento quasi da temere. Assolutamente grave è invece il problema mai affrontato che riguarda la scuola per l’infanzia con pochi soldi e spesso mal gestiti. Le strutture pubbliche, specialmente quelle dedicate ai bambini 0 -3 non riescono ad accogliere il numero di richieste e le strutture private sono praticamente, in termini di tariffe per i genitori, inavvicinabili. Anche se con la pubblicazione di questi ultimi dati 2020 i sindacati hanno chiesto un incontro con il governo, l’occupazione femminile ha bisogno di una voce alta, molto alta. Pena un numero sempre minore di bambini in Italia, ma questa più che un’ipotesi è già una terribile realtà.

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