Genitori e lavoro: uno su 3 si licenzia per seguire i figli

L’Uecoop rivela che 49mila persone nel 2018 si sono dimesse per provvedere alle esigenze della prole

I servizi sono carenti, le famiglie sempre più distanti e 1 genitore su 3, in Italia, è suo malgrado costretto a dimettersi per potersi prendere cura dei figli. È questa l’amarissima realtà fotografata dall’Unione Europea delle cooperative, che ha pensato bene di condurre un’analisi ad hoc approfondendo alcuni dati, piuttosto sospetti ed allarmanti, forniti dall’Ispettorato del lavoro in merito all’anno 2018. L’esito della ricerca è chiaro: sono pochi, ad oggi, i genitori con figli a carico che possono permettersi, per ragioni che esulano dalla loro volontà, di continuare a lavorare. Il perché è presto detto: gli asili nido funzionano poco, a volte per nulla, e il supporto fornito dai familiari non è spesso sufficiente a coprire tutti i bisogni dei neonati e dei bambini in età prescolare.

La colpa è dei servizi carenti e del supporto familiare spesso insufficiente

Il 36% dei papà e delle mamme italiani si vede perciò costretto a rassegnare le dimissioni e a lasciare il proprio posto di lavoro a causa di una manifesta incompatibilità tra le esigenze dei figli e gli impegni professionali. Secondo quanto stimato, questa scelta è stata presa nel 2018 da oltre 49mila genitori, la maggior parte dei quali donne: il 27% di loro lo ha fatto perché privo di parenti disposti a dare loro supporto; il 7% lo ha fatto perché impossibilitato a sostenere le spese necessarie per babysitter e asili nido; il 2%, infine, ha rinunciato alla propria carriera professionale perché i propri figli non sono stati accolti nel nido presso il quale era stata presentata apposita richiesta. Da qui l’esigenza, ravvisata anche dal governo stesso, di rendere le strutture educative più facilmente accessibili, anche alle famiglie ingenti, e di potenziare i servizi in maniera tale che nessun genitore debba scegliere tra figli e lavoro rinunciando alla propria individualità.