Giocano al bar, un piccolo locale con un grande pilastro in mezzo. Tavoli quadrati reduci dagli anni ottanta. La bambina conta, uno, due, tre… dall’otto in poi salta i numeri come una cavalletta. La madre si nasconde dietro il pilastro: quando la piccola ha finito di contare (o così sembra), la donna si muove piano intorno a quella colonna, ad ogni passo della figlia, che cerca, cerca. E la madre non si trova. Poi tocca a questa. Allora la bimba si accuccia sotto al tavolino, rumore di metallo, lei minuscola tra le gambe delle sedie.

“Ma dov’è Gloria? Gloria?” Chiede alla barista: “Scusa, hai visto Gloria?” Le dicono forse è fuori, così lei esce, cerca sul marciapiede divorato dal caldo. Ma Gloria non c’è. Gloria non c’è perché le madri mentono.

Quando infine la trova, le arriva addosso come un petardo: “Gloria!” E quella ride, scoppietta anche lei.

Perché le madri mentono, bluffano, giocano.

Le madri mentono quando il figlio si fa male, aggiustano un bacio, lì proprio su quel graffio dispettoso. E fanno una piccola magia. Con un cerotto viene ancora meglio: “Guarda, è già passato!” La mamma sa: quello che non si vede è come fosse sparito. E il figlio le crede.

Le madri mentono in viaggio, quelle lunghe autostrade e i piccoli che ripetono a filastrocca: “Quand’è che siamo arrivati?”, “Adesso, amore, fra poco”, ché tanto loro il tempo non lo sanno. Così frammentano il tragitto, da dietro il richiamo dei figli, davanti la stessa risposta.

Mentono “bellissimo!” al disegno sconclusionato, “buonissima!” alla pasta di perline, alla torta di Didò. Nascondono la preoccupazione, convincono che “no, il dottore non ti farà niente!”, porgono il misurino con la medicina dopo averla assaggiata: “Sa di fragola, dai, prendilo, ti piacerà”. Raccontano storie in mezzo tra realtà e finzione: “Così adesso uccide i batteri cattivi, prima loro si stancano e cominciano a dormire, e poi pian piano ogni volta sono sempre più malati, e tu invece guarisci”.

Convincono a rimettere in ordine orde di giocattoli, di Lego, di cose mescolate: persuadono il figlio che ci vorrà un secondo, e intanto sanno che per quaranta minuti non faranno altro.

Fanno le gare: le madri sono bravissime a perdere.

“Dai, metti il pigiama mentre io sparecchio, vediamo chi fa prima!” Oppure quando si torna a casa dal parco, la corsa a chi arriva prima davanti al portone.

Le mamme acciuffano mostri sotto al letto: prima se li fanno descrivere, poi cercano il punto debole di quelle creature terrificanti. E infine, puoi giurarci, un’arma la trovano sempre. Il piccolo s’addormenta sicuro. Crede alla più grande delle bugie: che la mamma può tutto.

Perché le mamme mentono, e il più delle volte lo fanno a fin di bene. Ma quell’amore, menzogne non ne ha.

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