La verità è che la gravidanza va a scatti. C’è il primo tratto, che è come partire per una gita, le gambe dure, la stanchezza: bisogna farsi il fiato. Poi cominci a carburare, e ci stai bene. Le settimane si susseguono e in una scivolata improvvisamente rapida sei con una mongolfiera in braccio, seduta a una scrivania, a ridosso della DPP che digiti sui motori di ricerca: “Parto.”

Segnali, metodi, esperienze. Vorresti sapere tutto e vorresti non sapere niente. Vorresti trovare il Sistema che ti salverà dalla paura e dai dolori. Ebbene: non esiste.

Quello che trovavo erano i soliti consigli, i soliti particolari sibillini: la perdita del tappo mucoso, che però sì, però no, può arrivare anche dieci giorni prima. La pancia che scende. Coadiuvare l’avvio del travaglio con lo stesso metodo con cui si è concepito. Oppure ripulirsi a suon di olio di ricino (tra i due meglio la prima opzione), saltare, andare a cavallo, in motocicletta… e altre variazioni sul tema, con una sola, onesta costante: il parto è imprevedibile.

E tu raccontalo a una madre che ha paura, che vorrebbe il controllo, che è impaziente e spaventata. Che ogni tanto, nei pellegrinaggi da una stanza all’altra, se ne va di là, a guardare una culla vuota, e glielo chiede pure a lei: “Dimmi quando nasce.” Sfiora il lenzuolino vergine, afferra un peluche, lo scuote dalla polvere perché era già lì all’ottavo mese, lo carezza, poi parla anche a quello: “Dai, diglielo tu, a mio figlio, di nascere…

Col passare dei giorni all’impazienza si sommava il timore di dover “essere indotta”, come si dice. Così insistevo. E, alla fine, trovai la mia risposta.

Il segreto mi arriva un lunedì mattina. È un link americano: “Per un travaglio facile, veloce ed efficace.”

Lo apro: è una paginona di quelle che scrolli senza posa e non vedi mai la fine. Parole in grassetto, parole in corsivo. Una su tutte campeggiava, grande: Acupressure.

Acupressione, come quei polsini antinausea, punti di digitopressione che stimolano gli organi, svegliano il corpo, migliorano le funzioni.

Adesso, per una come me, refrattaria ai metodi alternativi, diffidente, razionale, credere che schiacciando qualche punto qua e là potesse mettere al mondo un bambino richiedeva una dose di fede come nemmeno mia madre che va in chiesa tutti i giorni. Ma cos’avevo da perdere?

Sedici dollari, un ebook.

“Se effettuate tutti gli esercizi il travaglio si avvierà entro 3 giorni. E sarà veloce ed efficace.”

Se non funziona ti rimborsano, non perdi neanche le spese di spedizione, basta pagare con la Mastercard, scrivi il tuo numerino, scarichi il Segreto. E partorisci.

Stampai il fascicolo, lessi l’introduzione, arrivai alla pratica: parole e schemi, punti sparsi per il corpo, sulle caviglie, sulla mano, le spalle, gli stinchi. Dovevi premerli a intermittenza per una dozzina di ripetizioni. Ci mettevi un quarto d’ora a farli tutti. Poi, dopo due ore, dovevi rifarli da capo. Continuare così per due o tre giorni, tranne le notti.

Cominciai lunedì stesso. Non avevo di meglio da fare, quelle ore vuote mi stavano tirando scema. Mi segnai con una croce a biro i vari punti, mi facevo la doccia e poi li marcavo di nuovo. A furia di ripeterli li imparai a memoria.

Mercoledì andai al monitoraggio, ero oltre il termine di qualche giorno. Mi fecero una visita, e, per la prima volta, finalmente, il medico sentenziò: “La cervice si è appiattita e sta cominciando a dilatarsi.” Era un caso?

Tornai a casa, non avevo voglia di fare niente. Mi sedetti sul sofà, accesi la tv su un programma di canzoni. Alle quattro arrivò qualcosa. Lo pensai subito: è il travaglio! Sola, davanti a una tv che non mi andava più di guardare. Dopo dieci minuti un’altra contrazione. Poi di nuovo. Regolari, vicine. Faceva male, ma aspettavo. Riuscivo ad attendere. Stringevo i denti, e resistevo.

Non ho una soglia del dolore così alta. Non sono un’eroina. Non sono nemmeno una credulona. Eppure quando finalmente andammo in ospedale capii che era già ora di spingere.

“È già di 9 cm” mi dicono. Niente epidurale, mi spostarono in sala parto, cominciai a spingere.

Quaranta minuti più tardi, dopo un travaglio di sette ore, nasceva il mio primo figlio. Non esiste il Sistema per evitare paura e dolore. Però esiste un metodo che aiuta. Molto.

Una settimana dopo scrissi a Lena, l’autrice del libro e del sito. Sono finita anch’io, come molte altre, su quel paginone, nella sezione delle testimonianze. Le mie parole sincere e i miei ringraziamenti galleggiavano insieme a tutte quelle lettere che avevo creduto finte o taroccate. Non sapevo come dirlo: “Lo so, sembra solo che ti faccio pubblicità, non so come dimostrarlo, ma l’acupressione ha mantenuto le promesse.”

Il mio bambino era nato davvero entro tre giorni dall’inizio del metodo. Avevo sonno, avevo gioia, avevo amore e avevo caos: in casa, in testa, nel corpo e nel cuore. Ma quel pensiero era forte e irremovibile: dovevo ringraziare Lena.

6 commenti

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  1. Una sola domanda: Dov’eri a fine settembre? 🙂 Quando ogni sera mi addormentavo con un pizzico d’ansia, sino ad arrivare all’inizio di Ottobre ed al mio leggendario parto 😉 Magari, leggerti prima! Diffonderò presto il tuo verbo … meritiamo tutti un pò di acupressure!

  2. Cercate su Internet, io l’ho acquistato otto anni fa per il primo figlio, poi l’ho utilizzato anche per la seconda. Per la terza non ho fatto gli esercizi e il parto è stato un calvario! Non so se esista ancora esattamente quel libro, ma sicuramente troverete qualcosa sull’acupressione x il travaglio, più facilmente se cercate in inglese “acupressure”.