Herpes labiale: cos’è e come comportarsi

Una cosa è certa: quando si è costretti a fare i conti con il cosiddetto Herpes Labiale significa che si sta andando incontro a qualche giorno di puro fastidio. Ma quali sono i rimedi e soprattutto quali le cause di questa particolare patologia che disturba principalmente le donne in dolce attesa?

Il primo e più importante aspetto da chiarire riguarda il fatto che l’Herpes Labiale non è altro che un’infezione generata dalla presenza di un particolare agente patogeno che si chiama Herpes Simplex Virus.

Attenzione: questo patogeno non deve essere confuso con l’Herpes Simplex Virus. In questo secondo caso ad essere colpita è la zona genitale e non quella labiale. Per quanto riguarda l’Herpes Labiale è utile tenere conto del fatto che si tratta di un fenomeno molto comune che solo in Italia colpisce il 68% dei cittadini. L’Herpes labiale vede protagonista la zona intorno alla bocca e il viso e viene contratto a seguito di un contatto con un soggetto rigorosamente infetto. Come è noto, le donne in gravidanza sono i soggetti maggiormente esposti al virus e per questo motivo sono molte a cercare di capire come evitare questo rischio. Prioritario aspetto di cui tenere conto riguarda il fatto che l’Herpes si manifesta con delle piccole bollicine sulla pelle che possono diffondersi su tutta la superficie del volto e che in genere generano bruciore e prurito.

Il tempo di guarigione è di qualche giorno. In questo periodo, infatti, le bolle lasciano il posto a delle piccole crosticine giallastre che possono persistere anche per circa 10 giorni. Elemento molto fastidioso è il prurito che però deve essere trattato con cura al fine di evitare che il virus raggiunga anche altre parti del corpo. Insomma, soprattutto quando si è in gravidanza, l’Herpes Labiale deve essere tenuto decisamente sotto controllo e gestito seguendo le indicazioni dei medici in modo tale da risolvere la situazione in maniera rapida e senza troppe conseguenze.

In ogni caso è molto raro che il nascituro venga colpito a  sua volta dall’infezione. Tra l’altro la madre trasmetterebbe al bambino anche gli anticorpi che lo proteggono dal contagioSi preferisce comunque utilizzare farmaci per uso locale, evitando antivirali per uso sistemico, come l’aciclovir e il valaciclovir.