Fertility day: Lorenzin, la campagna è stata fraintesa

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Lorenzin Fertility Day campagna fraintesa

Fertility Day: la giornata in favore della procreazione

Circa 90 anni fa Benito Mussolini tentava di ostacolare il diritto di autodeterminazione della donna in materia di procreazione, con una massiccia campagna propagandistica a favore dell’incremento demografico. Senza voler sovrapporre intenti e metodi dell’attuale Governo con quelli del Ventennio, tuttavia ci appare quantomeno anacronistico e fuori luogo che la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin abbia indetto per il prossimo 22 settembre un fertility day al fine di  promuovere le nascite nel nostro Paese.

Italia: un Paese dove la maternità e lavoro sono incompatibili

Mettendo per un attimo di lato il fatto che la scelta di dare alla luce un figlio sia assolutamente privata, è da rilevare che sarebbe stato più sensato dare il via a una politica di sostegno in favore delle famiglie e in particolar modo delle mamme, piuttosto che affidarsi a slogan di dubbio gusto (La bellezza non ha età. La fertilità sì/la fertilità e un bene comune, ecc.). È doveroso ricordare, infatti, che in Italia maternità e lavoro sono molto poco compatibili: basti pensare al baso tasso di occupazione femminile, alla precarietà del lavoro, ai pochi diritti di cui godono le donne lavoratrici quando aspettano un figlio o dopo aver partorito, ai numerosi casi di mobbing denunciati da gestanti e neomamme sul posto di lavoro e alla assoluta insufficienza degli asili nido sul territorio nazionale.

La reazione del Ministero: la Lorenzin fa un passo indietro

La Ministra Lorenzin, in seguito alla polemica scatenata dal Fertility Day, ci ha tenuto a precisare che la sua iniziativa è stata fraintesa dai più. L’intento, infatti, non era quello di promuovere le nascite, ma piuttosto, di tutelare la salute riproduttiva degli italiani. A suo dire, infatti, essendo stato registrato un aumento del tasso di infertilità pari al 30%, il Ministero ha deciso di intervenire per aumentare la consapevolezza degli italiani circa i principali fattori di rischio che stanno alla base della infertilità.

Una cosa è certa: gli slogan e le immagini scelti più che colpire la sensibilità delle persone sembrano essere una critica superficiale e assolutamente scorretta nei confronti di chi non vuole e di chi non può avere un figlio. A tal proposito in un twitter lo scrittore Roberto Saviano ha scritto: “#fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 (settembre) mi rovinerà il compleanno”.

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