Chi soffre di depressione potrebbe avere più difficoltà a rimanere incinta

La depressione affligge molte persone ormai, ma non tutti sanno quanto gravi possano essere le sue conseguenze sulla vita. Chi si trova a dover fronteggiare questo stato è sommerso da un’enorme quantità di sintomi, come mancanza di energia e concentrazione, nervosismo e disturbi del sonno.

Accanto a questi aspetti fisici si trovano angosce, tristezza cronica e ansia, con senso di insufficienza e incapacità. Nei casi più gravi si arriva fino ai pensieri suicidi e situazioni di stallo mentale.

Correlazione fra depressione e gravidanza

Studi recenti indicano come le donne in depressione hanno problemi con la gravidanza, primi fra tutti la scarsa fecondabilità. Uno studio della Boston University sembra indicare che la depressione abbassi la possibilità di una donna di restare incinta, mentre gli psicofarmaci non avrebbero influenza. Dallo studio risulta che si ha una diminuzione del 38% delle possibilità di restare incinte per le donne con sintomi di grave depressione.

Lo studio ha coinvolto 2100 donne fra i 21 e i 45 anni di età, richiedendo di indicare l’uso di psicofarmaci con il 22% di donne in depressione, 17,2% con un passato di uso di farmaci psicotropi e il 10,3% invece che li prendeva nel corso dello studio. Le benzodiazepine sarebbero correlate ad un calo della fertilità, mentre i farmaci SSRI sembrano avere l’effetto contrario.

Anche la depressione maschile ha un peso

Non è però solo la depressione femminile a gravare sulla possibilità di una gravidanza, perché anche quella maschile, perché da uno studio parallelo risulta che nelle coppie in cui l’uomo soffre di depressione grave, la possibilità di una gravidanza calava anche del 60% in casi di concomitanza, con livelli comunque molto bassi anche quando ad essere colpito era solo il maschio.

La University of California a San Francisco ha invece condotto uno studio sulla trasmissione madre-figlia della depressione, basato sulla stima del volume del sistema corticolimbico, che regola i cambiamenti di umore nel cervello, da cui risulta una maggior somiglianza nella condizione fra donne, rispetto al caso padre-figlio.