6 donne su 10 bevono in gravidanza: secondo la SIN il neonato può avere danni anche a lungo termine

La Società Italiana di Neonatologia lancia un importante allarme: sono ancora tante le donne che bevono nel corso della gravidanza. Un errore gravissimo se si pensa che le conseguenze per la salute del bambino possono essere molto dannose.

Numeri importanti e allarmanti

Non possono passare inosservati alcuni numeri relativi alle donne che nel corso della gravidanza consumano bevande alcoliche. Stando a quanto riportato dalla SIN, il 60% di esse beve nell’arco dei 9 mesi di attesa del bambino.

Questo ha comportato la nascita di oltre 120.000 bambini con disfunzioni e disordini di vario genere, collegati a questa pericolosa abitudine.

In Italia sono 2.500 le nascite di bambini con problemi feto-alcolici. Si tratta di una serie molto eterogenea di anomalie che vanno dal fisico al sistema nervoso.

Appare dunque evidente come sia fondamentale evitare gravi conseguenze e fare in modo che il nascituro non venga esposto ad un rischio così elevato. L’attenzione viene posta anche nel periodo dell’allattamento in cui le scorie dell’alcol possono determinare problemi di non scarsa rilevanza.

La sindrome feto-alcolica (Fas): un pericolo troppo sottovalutato

Stando a quanto riportato dalla SIN, sono troppe le future mamme che non pensano alle conseguenze negative sul feto del loro consumo di alcol. Molte pensano che consumare un quantitativo limitato di sostanze alcoliche come liquori, birre o vino non crei danni al piccolo.

Invece uno dei problemi principali è la sindrome feto-alcolica, anche nota come Fas: questa si caratterizza per delle malformazioni della faccia, oltre a deficit nella crescita e ritardi del sistema nervoso.

Danni permanenti e che è meglio evitare in un bambino che potrebbe risentirne per tutta la vita. E non bisogna dimenticare che l’Italia, ad oggi, è una delle nazioni in cui il tasso di bambini affetti da Fas è ancora molto alto a livello europeo. Questo vuol dire anche che vi è una cattiva informazione sull’argomento e una scarsa sensibilizzazione nei confronti delle giovani mamme.