Nanna sotto zero: favorevoli o contrari?

Una volta passata l’estate, con l’arrivo dei primi freddi, ecco che nella mente di mamme e papà si diffonde la domanda: “Potrò portare fuori il bambino di pochi mesi?” oppure “Non sentirà freddo nella carrozzina?”. Meglio stare chiusi in casa, al calduccio dei caloriferi o del camino…o forse no!

Basterebbe abitare nei Paesi nordici! Eh sì, perché dall’Islanda alla Danimarca, passando per la Penisola Scandinava, c’è la pratica, diffusissima, della “nanna sotto zero”. Anche se può lasciare esterrefatti i turisti che la vedono per la prima volta, quest’abitudine è molto diffusa in queste terre più fredde.

Di cosa si tratta? In pratica, mentre le mamme o i papà sono al bar, al ristorante o nei negozi, il passeggino (con bambino annesso) viene letteralmente “parcheggiato” fuori, anche in pieno inverno. Tanto che non è insolito vedere una serie di passeggini e carrozzine allineati fuori dagli ingressi.

La pratica della “nanna sotto zero” anche con 10-15° sotto zero, nacque negli anni Venti grazie al pediatra Arvo Ylppö, ed effettivamente contribuì a ridurre i tassi di mortalità infantile in Finlandia. E la teoria dell’illustre dottore si è tramandata negli anni, tanto che in un recente studio dell’Università finlandese di Oulu, si sottolinea che: “Di solito si inizia a far dormire i bambini all’aperto quando hanno due settimane. Vengono portati fuori una volta a settimana anche con temperature tra i -27° e i 5°”.

L’aria fresca e la luce del sole, infatti, aiuterebbe a prevenire il rachitismo, a migliorare la circolazione del sangue e ad aumentare l’immunità ai batteri. Ovviamente bisogna assicurarsi che il neonato sia protetto dal vento o dalla pioggia con un abbigliamento adeguato. Un detto tipico dei paesi nordici, infatti, recita: “non esiste il brutto tempo, solo i vestiti sbagliati”.

Sul fronte italiano, il professore Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria, mostra invece qualche perplessità: “Sul piano delle evidenze scientifiche non abbiamo elementi per consigliare queste pratiche. Il fatto che si siano affermate nel corso degli anni in alcuni Paesi, non vuol dire che le si possa considerare utili. Non migliorano la qualità della vita dei bambini e non sono scevre di rischi come l’insorgenza di patologie respiratorie”.

Per ogni Paese, per ogni clima, e per ogni legislazione, insomma, esistono abitudini particolari. Basti pensare a una turista danese che nel 1997, fu arrestata a New York per abbandono di minore….non fu facile spiegare alle autorità dell’East Village che a Copenaghen è normale “parcheggiare” i bimbi fuori mentre mamma e papà cenano al ristorante!

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