Il Jobs Act e le novità per le future mamme

Negli ultimi tempi, in Italia, si è discusso vivacemente attorno alla nuova norma del lavoro entrata in vigore poco tempo fa con la nota denominazione Jobs Act.

Molti hanno certamente sentito nominare questo pacchetto di provvedimenti, ma non sono altrettante le persone che conoscono nel dettaglio queste nuove regolamentazioni legate al mondo del lavoro.

Spulciando tra le varie e talvolta boriose postille, abbiamo scoperto come la maternità sia uno dei temi maggiormente tenuti in considerazione dal Jobs Act, che, su tutte, ha deciso di estendere l’indennità riconosciuta dallo Stato anche alle collaboratrici e a chi possiede partita Iva iscritte alla gestione separata. Una grande novità, quindi, che interesserà più di 300 mila lavoratrici e che permetterà di non dover più ricorrere obbligatoriamente all’abbandono del lavoro in caso di maternità.

Con la nuova linea del Jobs Act, tutte le collaboratrici e le titolari di partita Iva, infatti, si vedranno riconosciuta un’indennità monetaria pari a 5 mensilità senza la spiacevole necessità di interrompere la loro carriera. Si passa, quindi, da una situazione precedente, in cui vi era l’obbligo di abbandono, a quella odierna, che lascia libera e piena scelta a ciascuna mamma sul percorso migliore da seguire per lei e per la propria famiglia circa il proprio lavoro.

In questo modo il Governo prova ad invertire una tendenza che mette l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa sul fronte delle tutele: le ultime rilevazioni di settore, infatti, dicono che le donne con contratto di collaborazione coordinata e continuativa che lavorano sul nostro territorio, dopo due anni dalla nascita del figlio, mantengono lo stesso tipo di lavoro solo nel 49% dei casi. Un dato troppo contenuto, se si considera che nel Vecchio Continente la percentuale media non è mai scesa in questi anni al di sotto del 70%.

Le 300 mila lavoratrici che potranno beneficiare dell’estensione di maternità, saranno quindi un bacino molto interessante da valutare nei prossimi mesi circa il loro comportamento verso il lavoro ad oggi svolto, nella speranza che quel 49% possa crescere in modo sensibile.

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