Endometriosi: arrivano le agevolazioni?

Endometriosi: una patologia complicata

L‘endometriosi indica in una sola parola una patologia complicata, di cui si conosce ancora poco, che in Italia interessa circa 3 milioni di donne e comporta un costo sociale di circa 6 milardi l’anno.

Un disturbo importante, capace di influire pesantemente sulla vita di una donna. L’infertilità è sicuramente una delle cause più conosciute di questa malattia, ma visto l’alto numero di sintomi che la accompagnano, il più delle volte associati a forte dolore, fanno sì che la malattia vada ad impattare fortemente sulla qualità della vita, anche quella lavorativa.

Finora l’unico passo fatto dalle istituzioni per riconoscere questa patologia è stato, nel 2012, l’introduzione della malattia nelle tabelle dell’INPS per il riconoscimento delle invalidità; nonostante questo sia stato un tassello importante per il riconoscimento dell’endometriosi quale malattia invalidante, le donne che ne soffrono in maniera grave arrivano a ricevere un punteggio massimo del 30% , e non possono vedersi riconoscere neanche un congedo per malattia con la motivazione dell’endometriosi od usufruire della Legge 104.

Endometriosi e Lea

Il 19 marzo, che è la data in cui cade la “Giornata Mondiale dell’Endometriosi“, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato, tramite un lungo post sul suo profilo Facebook, che l’endometriosi sarà inserita tra le patologie invalidanti comprese nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), e le persone che ne sono affette potranno richiedere l’esenzione dal ticket.

Un passo avanti?

Il post del Ministro della Salute ha generato molto clamore, e molte speranze tra le persone affette da questa patologia, ma anche molta confusione: l’inserimento nei Lea, che ha sì avuto l’approvazione del Ministero ma deve passare ancora al vaglio delle Regioni, darà diritto all’esenzione dal ticket per visite ginecologiche ed ecografie. Purtroppo i medicinali (alcune pillole costano dai 20 ai 60 euro) che servono per tenerla sotto controllo restano a carico delle pazienti, e non si è neanche parlato di ritoccare al rialzo la percentuale di invalidità riconosciuta nelle tabelle INPS.

Insomma, c’è ancora molto lavoro da fare perché le donne affette da questa patologia vedano riconosciuti pienamente i propri diritti.

 

4 commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *