Socializzazione: quando i bambini iniziano a giocare con gli altri

Socializzare con gli estranei ed i coetanei rappresenta per il bambino un processo delicato che richiede un tempo di maturazione maggiore rispetto all’acquisizione e alla messa in pratica delle attività del quotidiano (imparare a mangiare da solo, a parlare oppure a fare pipì nel vasino). Per apprezzare il mondo che lo circonda e le persone che ne fanno parte, infatti, il piccolo deve fare uno sforzo non indifferente nel distaccarsi gradualmente dal rapporto simbiotico con la mamma ed il papà. In questa fase, il gioco diventa fondamentale, aiutandolo a crescere.

Quando il bambino inizia a relazionarsi con gli altri?

Il bambino è rassicurato dall’amore dei genitori e dei familiari. Tuttavia, a 8 mesi, inizia ad approcciarsi con gli estranei. Non sapendo cosa aspettarsi dagli altri adulti si mostra diffidente, piange e grida. Discorso diverso con i coetanei, con cui tenta un timido approccio. La vera socializzazione inizia intorno ai due anni e mezzo, con degli scambi brevi e fugaci di giocattoli e l’interessamento alle attività ludiche svolte dai bimbi più grandi. A quattro anni, si sente più attratto dal gruppo e tenta di farne parte in maniera cooperativa. A cinque fa il salto di qualità, scegliendo i propri amici ed organizzando dei giochi con regole ben precise. A sei anni le attività con i coetanei diventano più complesse e ben organizzate, cercando il coinvolgimento e la collaborazione del gruppo.

Cosa possono fare i genitori per incentivare la socializzazione

L’approccio con i coetanei prevede un percorso lungo. I genitori svolgono un ruolo indispensabile nella socializzazione del loro bambino. Fin dai primi mesi di vita sono chiamati a favorire l’interazione con i coetanei al parco, in ludoteca o nei baby-parking. La socializzazione va stimolata, senza mai diventare una costrizione. Bisogna rispettare i tempi dei bambini. L’eventuale timidezza non va condannata ma sostenuta senza mai giudicare. Mamma e papà possono aiutare il bambino invitando qualche amico a casa o coinvolgendo il figlio in attività di gruppo (sport, musica, teatro e quant’altro).