Scopre di avere un tumore al seno in gravidanza: una cura sperimentale salva lei e il bambino

A Modena una giovane donna di 36 anni scopre di avere un tumore maligno ad entrambi i seni, una forma di cancro molto rara e problematica. Grazie alla sua forza e all’esperienza di oncologi e senologi, tuttavia, la neo-mamma vince la sua battaglia e mette al mondo Mattia, 2700 grammi di amore e coraggio.

Ha scoperto di avere un doppio carcinoma mammario al quarto mese di gravidanza

L’esperienza della maternità è solitamente un inno alla vita. Due nuove esistenze fioriscono: quella del bimbo nel pancione e quella della donna nel suo nuovo ruolo di mamma.
Ma alcune volte il destino cambia le carte in tavola e costringe a scegliere una delle due. È il dramma accaduto a una donna trentaseienne di Modena che ha scoperto di avere un tumore maligno ad entrambi i seni durante il quarto mese di gravidanza.

Data l’aggressività del carcinoma, soltanto le cure chemioterapiche avrebbero potuto salvarla, mettendo però ad elevato rischio il buon esito della gravidanza. La futura mamma però non ci ha pensato due volte e ha rifiutato le cure tradizionali per permettere al suo bambino di continuare a crescere.

Un protocollo chemioterapico sperimentale ha salvato madre e bambino

Il coraggio della giovane donna tuttavia è stato ricompensato; il dottor Giovanni Tazzioli, responsabile della Breast Unit del policlinico di Modena specializzata contro la lotta ai tumori mammari, ha proposto alla paziente un protocollo sperimentale di chemioterapia, in collaborazione anche con esperti senologi, oncologi e ginecologi. Lo staff medico, così composto, ha curato per dodici settimane la donna in modo da ridurre la dimensione dei noduli e in seguito ha asportato i linfonodi sentinella attraverso il sistema della fluorescenza, tecnica non invasiva che non espone il feto alle radiazioni della scintigrafia.

Così, alla 34sima settimana di gestazione, è venuto alla luce Mattia, 2700 grammi di dolcezza e perfetta salute. Anche la coraggiosa mamma ha vinto la sua personale battaglia: dopo la nascita del figlio deve comunque sottoporsi a chemioterapia per dodici mesi, ma può considerarsi fuori pericolo e godere dell’immensa felicità di stringere il suo bambino tra le braccia.

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