Ritardo del linguaggio: cos’è e come si diagnostica

L’età evolutiva di un bambino può essere caratterizzata da disturbi che, nonostante siano perlopiù transitori, possono compromettere alcuni aspetti fondamentali dello sviluppo, come il linguaggio.

Per questo, agire tempestivamente per correggerli è di fondamentale importanza onde evitare che essi continuino ad attanagliare il piccolo per diverso tempo.

Ma quali sono alcuni segnali che permettono di riconoscere i più comuni disturbi del linguaggio e che dire degli accorgimenti utili a contrastarli?

Le tappe dell’evoluzione del linguaggio e i segnali per individuare i disturbi

Per riuscire a riconoscere i campanelli d’allarme che potrebbero indicare che un bambino stia soffrendo di un disturbo del linguaggio, è indispensabile innanzitutto conoscerne le tappe dello sviluppo.

La prima fase è la lallazione, ovvero la ripetizione di suoni e fonemi che divertono il piccolo e lo spingono a continuare a vocalizzare; successivamente, si passa alla comunicazione verbale intenzionale, la quale si manifesta solo dopo i 9 mesi d’età e permette al bimbo di comunicare i suoi bisogni.

Ad essa segue la comunicazione gestuale, in corrispondenza del suo primo anno d’età, con la quale egli utilizza la mimica per esprimere alcune sue emozioni o per indicare qualcosa.

Le prime parole iniziano ad essere pronunciate tra il primo e il secondo anno d’età, mentre un ampliamento del vocabolario si rende evidente dopo 24 mesi dalla nascita.

Infine, subentra la capacità di formare delle frasi di senso compiuto, con l’arricchimento del lessico e la scomparsa delle onomatopee.

Uno dei più frequenti segnali che indirizzano verso un disturbo del linguaggio è proprio l‘assenza di una di queste tappe, ossia quando il bambino fatica nella lallazione o nella comunicazione gestuale, non comprende il linguaggio o riesce ad utilizzare un vocabolario decisamente ristretto.
Quali sono le cause che si celano dietro alcuni disturbi?

Cause e modalità per diagnosticare un disturbo del linguaggio

In alcuni casi, dietro un ritardo del linguaggio potrebbe annidarsi una problematica neurologica che impedisce al cervello del bambino di utilizzare l’area deputata all’espressione vocale.

In altre circostanze, potrebbe esserci una marcata componente genetica o ambientale che influisce negativamente sul linguaggio del piccolo.

Ad ogni modo, per poter diagnosticare in modo tempestivo questa tipologia di disturbo è di fondamentale importanza effettuare dei test precisi ricorrendo all’ausilio di uno specialista, come il logopedista, il quale fornirà dei consigli specifici sul comportamento da adottare in famiglia.

Oltre al bambino oggetto di tali disturbi, anche i genitori potrebbero essere sottoposti a dei questionari al fine di valutare il percorso evolutivo: ad esempio, potrebbe venir chiesto loro qual è stata la prima parola del bambino o a che età l’ha pronunciata, ma anche come egli si faccia capire per trasmettere le sue emozioni e i suoi bisogni.

Quali sono i trattamenti più efficaci ai quali ricorrere per cercare di correggere il ritardo del linguaggio in un bambino?

Le soluzioni ai disturbi del linguaggio

Come detto, la figura centrale di riferimento per tale problematica è il logopedista il quale, mediante la sua esperienza e l’osservazione accurata del bambino, riuscirà a pianificare le modalità di intervento migliori in base alla capacità espressiva del piccolo e ai passi già fatti.

Egli, infatti, potrebbe utilizzare delle tecniche per stimolare il bambino ad esprimersi verbalmente, ad esempio con delle attività manuali che gli permettano di utilizzare entrambi gli arti superiori per compiere semplicissime azioni.

Oltre alle visite logopediche, è di fondamentale importanza il contributo che i genitori possono dare in ambito familiare: è opportuno, infatti, che la mamma e il papà del bambino affetto da un disturbo del linguaggio stimolino il piccolo ad incrementare il suo vocabolario.

Un ruolo chiave nel processo evolutivo di un bambino lo gioca la fantasia: puntare su di essa per permettergli di esprimersi a parole sue sarà di aiuto per sbloccarne il linguaggio.

Questo lo si può fare facendo al piccolo delle domande semplici ma specifiche, chiedendogli di ripetere delle facili parole per aiutarlo a memorizzarle più facilmente.

Insomma, i disturbi del linguaggio si possono contrastare sia grazie alla logopedia che con il contributo dei genitori, in modo tale da far progredire il processo evolutivo nella maniera migliore!

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