Diastasi addominale: cos’è e come riconoscerla

Si parla di diastasi addominale quando avviene la separazione dei muscoli retti dell’addome, in conseguenza a un danno della linea alba che, in condizioni normali, li tiene uniti.

La diastasi addominale è una condizione che, purtroppo, non riceve ancora la giusta attenzione e che spesso viene sminuita e banalizzata. Eppure, oltre a causare problemi di autostima, questo disturbo può provocare diversi problemi funzionali, come mal di schiena, difficoltà digestive ed ernie.

In questo articolo, parleremo della diastasi addominale in modo chiaro e approfondito, al fine di permettere alle donne che ne soffrono di comprendere meglio la loro condizione e trovare soluzioni adeguate.

Cos’è la diastasi addominale e come riconoscerla

Quando si parla di diastasi addominale, ci si riferisce alla condizione in cui i due muscoli che formano il retto addominale, uno situato nella parte destra e l’altro nella parte sinistra dell’addome, si distanziano tra loro dalla linea mediana, una striscia di tessuto connettivo molto robusta ma poco flessibile, che si estende dallo sterno fino alla zona superiore del pube.

La pressione all’interno dell’addome può aumentare, ad esempio, a causa della gravidanza, e questo fa sì che i due muscoli che costituiscono il retto addominale si allontanino per lasciare spazio al feto.

Di solito, i due muscoli si riavvicinano entro qualche mese dal parto ma in alcuni casi persiste una “fessura” tra i due retti che non si chiude spontaneamente.

Non è raro che le donne, nei mesi che seguono il parto, si sentano gonfie e abbiano l’impressione di essere ancora incinte.

Questo è normale e fisiologico, ma se l’addome continua a sporgere anche dopo 6 mesi e non si nota alcun cambiamento nonostante la dieta o l’esercizio fisico, è probabile che si tratti di diastasi addominale.

Quali sono i sintomi di una diastasi addominale?

La diastasi provoca una prominenza addominale che influisce sull’aspetto psicologico della persona, che può sentirsi insoddisfatta del proprio corpo e avere problemi di autostima e di relazione con gli altri.

Inoltre, può comportare notevoli disturbi fisici, come difficoltà digestive e respiratorie, mal di schiena, dolore al bacino, incontinenza ed ernie. In presenza di una diastasi addominale molto grave, e magari trascurata per molto tempo, si possono verificare anche prolassi degli organi interni.

Spesso le donne che soffrono di questo disturbo non si sentono ascoltate e comprese dai medici, che tendono a minimizzare il problema o a dare consigli inadeguati, come “accetti quella pancetta” o “faccia tanti addominali e massaggi“.

In realtà, la diastasi addominale è una condizione che richiede un trattamento adeguato: alcuni esercizi addominali possono essere controproducenti e aggravare la situazione.

Chi soffre di diastasi?

La diastasi addominale è una patologia che interessa circa una mamma su tre.

Sebbene la sua origine non sia ancora stata chiarita, ci sono alcune circostanze che possono aumentare il rischio di sviluppare questa patologia, come avere avuto più gravidanze o un’età superiore ai 35 anni. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le future mamme con gravidanze plurime o un’età avanzata svilupperanno una diastasi.

Ovviamente ci sono delle precauzioni che una donna in dolce attesa può adottare per prevenire la diastasi addominale.

Ad esempio, oltre a prestare attenzione alla postura, può essere utile lavorare a stretto contatto con un fisioterapista per svolgere attività fisica mirata e moderata, nonché esercizi specifici per rafforzare il pavimento pelvico.

Come capire se si soffre di diastasi addominale?

Se pensi di soffrire di diastasi addominale, puoi effettuare un semplice test di autovalutazione, che consiste nel misurare con le dita la distanza tra i due muscoli retti addominali.

Qualora l’ampiezza dell’apertura si riveli superiore a 2-3 dita, può essere opportuno fare un esame diagnostico specifico, come un’ecografia o una risonanza magnetica, per valutare meglio la situazione.

Puoi provare a sentirlo tu stessa:

  1. Sdraiati sulla schiena su una superficie rigida con le ginocchia piegate e le piante dei piedi ben poggiate a terra
  2. In questa posizione, porta un braccio dietro la testa e i polpastrelli della mano libera all’altezza dell’ombelico
  3. Solleva la testa come quando fai gli addominali
  4. Tasta con la punta delle dita i lati dei retti addominali
  5. Se tra i muscoli c’è una separazione di più di 2 dita allora potrebbe esserci una diastasi addominale.

Naturalmente, per ogni dubbio o diagnosi accurata è sempre bene rivolgersi al proprio ginecologo o medico. Per la certezza è necessaria una ecografia delle pareti addominali.

Una volta confermata la presenza di una diastasi, è fondamentale consultare un professionista. Generalmente, se la distanza tra i due retti addominali non supera i 2 cm, la diastasi è fisiologica ed è possibile ridurla attraverso esercizi fisici specifici che mirano a rinforzare soprattutto il muscolo trasverso, il più profondo dei muscoli addominali.

Sopra i 3 cm, ci troviamo di fronte a una diastasi patologica. L’attività fisica può offrire un certo sollievo dai sintomi, ma purtroppo da sola non è in grado di risolvere completamente il problema. L’unica opzione risolutiva, in casi come questi, è quella chirurgica.

Come curare la diastasi addominale

La diastasi addominale è reversibile anche se, nei casi più gravi deve intervenire il chirurgo.

Si possono prendere in considerazione anche alcune tecniche meno invasive, come la laparoscopia o l’endoscopia, che consistono nell’usare una rete per rafforzare la parete addominale, ma sono più indicate per chi non ha la pelle flaccida.

Ma, sempre seguendo il parere del medico, si possono svolgere alcuni esercizi per migliorare la situazione come, ad esempio, addominali con una fascia speciale che aiuti i retti a riavvicinarsi.

Naturalmente vanno evitati gli addominali classici.

Sconfiggere questo problema è importante non solo da un punto di vista estetico, ma anche per la salute in quanto si possono manifestare problemi alla schiena, incontinenza, cattiva digestione, ernie e difficoltà respiratorie.

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