Niente smartphone fino alla terza media: il patto educativo tra i genitori

Nelle ultime settimane, si è sentito molto parlare di smartphone, cellulari e scuola.

Un tema, quello della possibilità dei giovanissimi di portarsi in classe gli smartphone, che ha scatenato tante polemiche, con pareri sia a favore della proibizione tout-court di questi dispositivi, sia contrari al divieto.

Nel dibattito sempre più acceso, che coinvolge non solo i giovanissimi ma anche le loro famiglie ed il corpo docenti, si inserisce anche la recente iniziativa di una scuola di Milano.

Duecento famiglie delle scuole Rinnovata Pizzigoni e Olmi, a Milano, hanno infatti voluto procedere a firmare un accordo educativo che prevede il ban degli smartphone dagli istituti scolastici, almeno sino alla terza media. Centinaia le adesioni nelle scuole interessate, dimostrando che il tema è molto sentito.

Smartphone sì, smartphone no: a scuola infuria il dibattito

Intanto, nel resto d’Italia, il dibattito continua, coinvolgendo genitori, educatori e, ovviamente, i giovanissimi interessati.

C’è chi ritiene che il cellulare sia uno strumento di libertà degli studenti, e che essi debbano essere responsabilizzati al suo corretto uso (anche in classe), e chi invece ritiene gli smartphone un dispositivo foriero di distrazioni e di abusi, e quindi richiede che non possa accedere nelle scuole.

Dopo la decisione della dirigente scolastica delle scuole Malpighi, a Bologna, di vietare del tutto l’uso di cellulari all’interno della struttura (sia agli alunni che agli insegnanti), più di recente ha fatto discutere il caso di una ragazzina in una scuola di Latina che si è rifiutata di consegnare lo smartphone su richiesta dell’insegnante.

E così, sulla scia degli eventi, due genitori di Milano hanno proposto una decisione più drastica: sì al cellulare ai figli a scuola, ma solo senza connessione (almeno finché non saranno abbastanza grandi).

Il cellulare in classe? Solo senza internet

L’idea di un patto educativo nasce dall’idea di due genitori, il cui figlio frequentava una delle due scuole oggetto dell’iniziativa.

L’idea era quella di permettere ai ragazzi di accedere alla scuola solamente con cellulari di vecchia generazione: per intenderci, senza accesso ad internet.

Niente smartphone, quindi, niente Instagram e TikTok, social e connessione internet durante le lezioni in classe, almeno finché i ragazzi non andranno in terza media.

I genitori che hanno proposto l’iniziativa, che ha riscosso un grande successo, hanno voluto spiegare ai principali quotidiani il perché di questa proposta.

La coppia ha spiegato che spesso i genitori, quando i figli iniziano la scuola, si sentono in dovere di acquistargli un cellulare per non fargli correre il rischio di essere da meno rispetto ai suoi coetanei.

Cellulare che spesso si dimostra una fonte di grosse distrazioni e di disturbo durante le lezioni. Allo stesso tempo, man mano che i figli crescono (e magari affrontano da soli il tragitto casa-scuola) è importante avere uno strumento per consentirgli di restare in contatto con i genitori.

Tuttavia, concludono i due promotori, avere un cellulare non significa per forza avere uno smartphone. Ecco quindi il sunto della proposta: i ragazzi, almeno fino alla terza media, potranno accedere alla classe solo con cellulari senza internet, ovvero quelli di vecchia generazione.

Banditi, invece, gli smartphone. In questo modo i ragazzi saranno comunque responsabilizzati e potranno contattare i genitori in caso di necessità, evitando però che lo smartphone diventi uno strumento di distrazione.

Il patto educativo anti-cellulari, un’iniziativa che si va diffondendo

L’iniziativa della coppia di genitori ha riscosso da subito un grande successo fra gli altri genitori nei plessi scolastici di appartenenza.

Tuttavia, non si tratta di una iniziativa isolata, anzi.

Sono sempre di più le scuole in tutta Italia che, con modalità differenti, stanno proponendo delle soluzioni per ‘disintossicare’ i ragazzi dall’eccessivo uso dello smartphone e dalla connessione perenne, almeno durante le lezioni.

Così, come il caso già citato dell’istituto Malpighi di Bologna, dove i cellulari sono riconsegnati ai proprietari solo a fine giornata, anche in Lombardia e nel Friuli Venezia Giulia si stanno diffondendo dei ‘patti educativi’ fra famiglie e scuole che vogliono educare i ragazzi all’uso responsabile e consapevole degli strumenti digitali, smartphone inclusi.

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