Quando la Nanna delle Mamme diventa Nanna a Singhiozzo

Il sonno è una delle questioni più discusse, in tema di maternità. Ad essere più corrette, dovremmo dire “il mancato sonno”. Perché, al di là dei singoli casi fortunati, ed al netto di quelli millantati, il sonno è un problema che non conosce confini.

 Non esistono genitori che possano dirsi davvero appagati dalla qualità delle loro dormite, dopo la nascita dei figli.

 Le nottatacce non guardano in faccia a nessuno. Una volta che nasce tuo figlio, la nanna è solo la sua.

 E se il papà ha potuto dormire, per i nove mesi della tua gravidanza, tu non puoi dire lo stesso. Per moltissime mamme, compresa la sottoscritta, le notti diventano a singhiozzo già prima del parto. Si fa strada un po’ di insonnia, illegalmente, già negli ultimi mesi della gravidanza.

Allora ti compri quella specie di salsicciotto ambulante, che dovrebbe essere un cuscino da mettere fra le gambe. Un cuscino che dovrebbe farti dormire meglio. Ma niente! Il più delle volte se lo frega tuo marito, le altre volte lo butti in aria perché, a forza di cambiare posizione, hai perso il sonno.

 Quando nasce un figlio, nasce anche la nanna a singhiozzo. Quella cosa che sta tra la veglia e la fase rem. Un occhio aperto ed un occhio chiuso. Il sogno ed una gamba già fuori dal letto, pronta a fare il grande salto, al primo richiamo.

 Si racconta che, prima o poi, tornino le dormite di una volta. Però, chi lo racconta o lo ha sentito dire – per cui non vale– oppure ha figli della tua età –per cui non vale comunque.

 La nanna a singhiozzo, porta con sé alcune elementi piuttosto comuni:

  •  L’occhiaia semi fissa
  • L’occhio a pesce lesso
  • Un consistente aumento del fatturato delle aziende cosmetiche, per arginare i due punti sopra
  • Un’apparente vecchiaia improvvisa
  • Un consistente aumento del fatturato delle aziende di abbigliamento per teenager, per arginare il punto sopra
  • Liti di coppia (im)motivata
  • Nuove iscrizione all’ordine di avvocati divorzisti e di psicologi di coppia
  • Narcolessia in luoghi pubblici
  • Fuga verso il materasso, ogni qualvolta un ospite chieda se possa fare qualcosa per noi
  • Vari lapsus e dimenticanze. Alcuni esempi: chiami tuo figlio con il nome di tuo fratello; attribuisci agli oggetti più comuni nomi inesistenti o non esatti; chiedi mille volte la stessa cosa, perché il tempo che te l’hanno detta e l’hai già dimenticata
  • Necessità di approfondimenti sul tema
  • Un consistente aumento del fatturato delle case editrici che pubblicano testi legati al sonno dei neonati
  • Un consistente aumento dello share delle vecchie puntate di Sos Tata, per capire le tecniche di stordimento del bebè.

Infine, qui lo dico qui lo nego, ampia consultazione del codice penale, per capire fino a che punto ci possiamo spingere per convincere il bambino a dormire. Perché fra la legalità e l’illegalità, c’è la dormita a singhiozzo, ed una mamma ed un papà che vogliono dormire una notte intera.

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