In nove anni di maternità e tre figli, una delle domande che mi sono sentita rivolgere più di frequente è stata: “Non va al nido?”

No. Non ci va.

Allora vanno alla casella numero due: “Ah no? E come mai?”

“Sta a casa con me”: risposta insufficiente. “Non lavoro”: sguardo di sufficienza. “Non ho i soldi”: compassionevole sospiro. “Non vedo perché dovrebbe”: possibile rissa.

“Ma il nido fa bene, crescono, imparano, si divertono.”

“Anche la scuola d’infanzia fa bene, crescerà e si divertirà.”

In nove anni di maternità e tre figli, una delle domande che mi sono fatta più spesso è: come mai sono tutte pro-nido, come mai lo sbandierano come una scelta indispensabile, più idonea al bimbo che stare a casa?

Fino a poche decine di anni fa il nido era un’eccezione, eppure siamo cresciuti tutti benissimo. La socializzazione si faceva coi vicini, i cugini, e poi alla materna. Anzi, si faceva anche prima, coi (più numerosi) fratelli. Ora ci siamo evoluti sul fronte pedagogico e predichiamo l’indispensabilità di un forte legame con la madre (co-sleeping, allattamento prolungato, etc.) eppure, per contro, improvvisamente sembra che il nido sia la scelta più bella e sana che si possa fare.

Ma il nido… è nato davvero per i bebè o, forse, è stato ideato per garantire alle madri la possibilità di lavorare?

Credo che il nido sia nato per i genitori e poi sia diventato una risorsa da sfruttare per unire l’utile al dilettevole, diciamo così: non è più un semplice posto dove parcheggiare i piccolissimi, ma diventa una bella esperienza. E va bene. Ma un bimbo di uno, due anni, non ha posto migliore della sua mamma, non ha alcun bisogno di essere separato da lei, se questo non è necessario: la mamma resta la sua verità più sacra.

Penso che dire “lo mando al nido perché gli fa bene” sia una menzogna. Lo mandi al nido perché lavori e, per fortuna, il nido è anche un bel posto.

Allora rimontano: Ma così lo prepari alla materna.”

La scuola d’infanzia (materna) non è obbligatoria. È, anzi, già essa stessa luogo utile, felice e propedeutico alla primaria (obbligatoria): perché prepararsi, per prepararsi, a qualcosa che deve preparare… E quante pre-preparazioni ci vogliono?

I miei figli sono andati direttamente alla scuola d’infanzia e hanno pianto, né più né meno, come tutti. Hanno giocato, riso, imparato, come chiunque altro.

È impegnativo averli sempre addosso, in inverno non sai come passare il tempo, ritagli i tuoi spazi nei loro sonnellini… Ma se economicamente te lo puoi permettere, sappi che sono 3 anni. Tre, su ottanta anni in media di una vita intera. Per tre anni si può amare senza riserve.

186 commenti

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  1. A casa mia i mie figli hanno sempre dormito prima nel lettino dal primo giorno di vita poi nella camera loro… Il seno nn lo prendono già da tanto quindi sono abbastanza coerente in quello che dico… Poi allora devo iniziare a portare mia figlia grande dai dottori visto che mi devo aspettare tutto quello che hai detto che nn sarà sana sarà esposta a disturbi d’ansia e vulnerabile… Ma scusa se mi permetto ma sei una psicologa????

  2. Un bimbo secondo natura sta con la famiglia. Al nido vanno i figli dei genitori che lavorano, non hanno nonno e non hanno soldi per una babysitter. Portare un bimbo piccolo al nido è una cattiveria. Fonte di malattie continue e di cibo sicuramente non “familiare
    Solo le operatrici del settore inventano sciocchezze per dire il contrario. D’altra parte oggi c’è solo il dio denaro.

  3. I bimbi sono bimbi e devono fare I bimbi bisognosi di mamma. Hanno tutto il tempo per l’autonomia. Solo se crescono I primi anni con la presenza affettiva della mamma svilupperanno una base sicura, altrimenti il loro sviluppo non sarà sano, sarà più esposto a disturbi d’ansia e coverà in seno tante vulnerabilità. Ecco perchè preferibilmente meglio I primi tre anni con la mamma, dopo può solo fargli bene esplorare il mondo sociale

  4. E’ questa corsa al crescerli, che non capisco. Al nido subito, così crescono e diventano autonomi: poi però dormono a letto con noi, ciucciano il seno fino ai tre anni. Dov’è la coerenza in questa visione delle cose?

    • Elisa scusa, intanto non è carino dare giudizi così pesanti su una mamma che nemmeno conosci e sulle sue scelte… Ti piacerebbe lo facessero con te? Questi sono i commenti che non vorremo proprio leggere, perché non portano nulla in più alla conversazione e allo scambio di opinioni.

    • Ehm… i giudizi abbondano in questo pseudo articolo. A partire dal titolo! E su, ci sarebbe da farsi un bel esame di coscienza.
      P.s.: Mio figlio è andato all’asilo a 2 anni e il mio lavoro è tra quelli che permettono di passare maggior tempo possibile con la prole, ma io non mi permetterei mai di parlare in questi termini offensivi.

    • Concordo con Elisa: la prima a offendere è stata l’autrice con il titolo dell’articolo. Interessante anche il fatto che in un commento, per difendere le sue tesi, citi non una fonte esterna ma… un altro suo post. Proprio quello che intendeva Elisa, immagino, con il “se la suona e se la canta”. È la stessa blogger che, del resto, poco tempo fa ha scritto un post in cui ironizzava sulle madri di un solo figlio, che a differenza di lei non conoscerebbero la vera fatica…

    • Credo che sia difficile lasciare il proprio bimbo piccolo, e che si cerchi di ovviare ai senso di colpa convincendoci che il nido è fatto per lui. Ma, ripeto, è sacrosanto e legittimo che una madre vada a lavorare, che sia per necessità economica o di realizzazione personale. Solo non capisco l’indispensabilità del nido se non si lavora (oltretutto coi costi che ha) e, ancor più, non capisco perché fingere che il nido sia per i piccoli. E’ per le madri, per dare loro un luogo sicuro dove lasciare i bambini. Invece oggi il nido è una verità “a priori”, non importa se lavori, hai soldi, non ne hai ma ne hai per il nido. Il nido è un must. ps: onorata che ti ricordi del mio blog.

    • Ah,quindi possono mandare i figli al nido solo le mamme lavoratrici? Le altre,invece,sono streghe senza cuore che mandano i figli al fronte bellico in età infantile solo per potersi fare la piega dal parrucchiere in santa pace oppure semplicemte esistere anche loro come donne,oltre che madri coraggio, giusto?
      Signora autrice dell ‘articolo, le ricordo che una madre serena cresce il proprio figlio sicuramente meglio di una frustrata o depressa.

    • E il papà? Sono cresciuta con un padre molto presente e mio marito anche lo è. Mio figlio è solo (non per scelta) e l’asilo è il posto giusto dove lasciarlo confrontare con i coetanei. I bimbi isolati non vivono bene, lo stesso dicasi per i bimbi che si rapportato solo con adulti.

    • Pensieri rotondi era un esempio… evidentemente lei ha un idea del nido tipo lager..macsi in fondo meglio portarli a vagare nel nulla di un centro commerciale molto più formativo..oltre al fatto che ha saltato a piedi pari il contenuto del mio commento che riguarda il fatto di avere un esistenza come donna aldilà dell’essere madre, ma già dalle sue parole si capisce il concetto di mamma/ donna che ha… ripeto, puramente qualunquista

    • Lorena Bifera per l’amor del cielo, la pensassi così, personalmente, mi sarei sterilizzata onde evitare di perdere il senno e ritrovarmi veramente ad essere solo madre e niente più, per me non è una cosa concepibile.

    • Si infatti le mamme perfette io non le sopporto… ognuno fa quel che meglio che crede con i propri figli e lo fa con il cuore e tutto l’amore del mondo..
      Ma non sopporto chi si crede migliore

    • Non è difficile affatto lasciare un bimbo piccolo. Edoardo è andato al nido a otto mesi, alla fine di una convalescenza da intervento chirurgico, su consiglio degli psicologi. Io non lavoravo e stavo a casa senza alcun complesso di colpa, lui al nido ci voleva andare pure con la febbre.

  5. non ci siam presi nemmeno un raffreddore.. preferisco risparmiare piuttosto he pagare la retta e averlo malato ogni 2×3 per il freddo o xke prende qualcosa da un altro bimbo….tanto sono ancora incinta e per forza devo stare a casa