Noi mamme al mare siamo come figure mitologiche. Fra la grande Diana, dea della caccia, per fiocinare, una volta recuperato, il figlio smarrito sul bagnasciuga, e Venere che recupera, dalla spuma del mare, quell’altro disgraziato che si è allontanano senza salvagente.

Noi mamme al mare, pur essendo la trasposizione moderna dei miti e degli dei, anziché essere venerate, veniamo perculate (ops!).

Ma come, non riesci a guardare due marmocchi?
Ma come, ti lamenti, mentre gli altri stanno a schiattare a casa o in ufficio?
Ma come, non sai farti rispettare dal tuo compagno/marito e non riesci a gestire il lavoro genitoriale con lui, in modo che sia equamente distribuito?
Ma come, sei disoccupata, una mantenuta- perché se tu sei al mare e lui no, vuol dire quello – e ti lamenti pure?

Insomma, se non ci prendono in giro, ci offendono o mettono in dubbio il nostro raziocinio o le nostre scelte in campo amoroso.
Come la volti come la giri, la mamma in vacanza, quanto a giudizi subiti, se la vede peggio di quelli che già patisce gli atri 350 giorni dell’anno, alba più alba meno. E questo è già parossistico, considerata la brutta considerazione che il mondo ha di noi.

Se non siamo mamme pancine, in senso metaforico, c’è comunque sempre qualcuno che ci distrugge nei giudizi, perché se sei mamma ergo sei sbagliata.

La mamma il riva al mare è quella che sta sempre “scomposta”.

La bocca strappata per fare uscire più urla possibili, destinate a più figli possibili: ad uno si urla di uscire, ad un altro di finirla con la sabbia, ad un altro ancora che ha rotto il c@@@@ … ad un certo punto si perde il conto e si rimprovera chiunque.

Ha le braccia che si muovono come eliche impazzite e che disegnano forme astratte ma facilmente comprensibili: se non esci ora, ti scuoio vivo; se non vieni sotto l’ombrellone seduta stante, non guarderai la televisione per sette mesi, tre giorni, un’ora e trenta secondi; se non ti metti il cappellino, ti porto davanti al portone di una chiesa e ti abbandono lì.

Nonostante si fosse appena comprata un bellissimo bikini che le stava da dio- anzi da dea- ha una tetta di fuori ed una chiappa di troppo dentro lo slip! Non si sa come sia possibile – in camerino aveva simulato anche la corsa per recuperare il figlio fra le onde, e tutto era rimasto al suo posto – ma appena ha dovuto vestirsi come un attaccapanni, con tre ciambelle, un paio di braccioli, tre borse (di cui una frigo), il suo non è più un corpo dentro un bikini. C’è rimasto solo un bikini con un corpo fuori.

Noi mamme al mare siamo figure mitologiche, per cui vogliateci bene. Pregate per noi. Non ci prendete in giro ma aiutateci, fate una petizione: un bonus a fine ferie, da investire per un supporto terapeutico al ritorno. Stiamo ancora aspettando che il figlio di 40 anni esca dall’acqua!

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