La famiglia ricostituita o allargata: come curare le relazioni familiari?

Oggi parleremo di un argomento che riguarda l’esperienza di molte famiglie, ovvero la separazione, a cui fa seguito una ricostituzione, in una nuova famiglia ricostituita diversa da quella di prima. Ne parliamo con la Dottoressa Giulia Gregorini, Psicologa e Psicoterapeuta.

Dott.ssa Gregorini, oggi ci si confronta con diverse configurazioni familiari. Cosa si intende per famiglia ricostituita?

Si, oggi si assiste ad una pluralità di famiglie. Il modo di essere e fare famiglia è cambiato nel tempo, parallelamente ai mutamenti socio-culturali. Se un tempo il modello della famiglia tradizionale, costituita da madre – padre e figli era centrale e rappresentativo per molte persone, oggi si assiste ad una realtà più complessa ed eterogenea.

Tali cambiamenti includono una nuova configurazione di coppia, da complementare, scandita su ruoli e funzioni distinte in cui gli uomini erano dediti al lavoro e all’economia e le donne alla cura della casa e dei figli, a simmetrica: oggi non esiste più una divisione così netta e chiara dei compiti e delle funzioni.

Anche la scelta di fare un figlio ha assunto caratteristiche differenti: in passato costituiva una tappa più precoce, prevista e quasi obbligatoria”, oggi la scelta di diventare genitori è più “ragionata”, spesso posposta alla realizzazione personale e professionale. Sono sempre più diffuse le separazioni e i divorzi e si assiste alla presenza di molte famiglie monogenitoriali, costituite da un unico genitore con figli e di famiglie ricostituite.
Quando due adulti generano una nuova famiglia in cui uno di loro o entrambi ha figli avuti da precedenti unioni si parla di famiglie ricostituite. Generalmente, sono conseguenti ad esperienze di divorzi e vedovanza. 

Quali sono le maggiori difficoltà che incontrano le famiglie ricostituite che nascono a seguito di una separazione?

Occorre fare una premessa importante, oggi si rischia a livello collettivo e sociale di vivere nella confusività, sottovalutando l’importanza dei ruoli.
I ruoli sono fondamentali in ogni famiglia, garantiscono orientamento, fiducia, sicurezza e protezione. In particolare, per le famiglie ricostituite la prima sfida è delineare ruoli chiari e coerenti. In una famiglia unita, in cui non si verifica l’esperienza della separazione è importante che con le due famiglie d’origine, e quindi con la famiglia allargata (nonni, zii, nipoti ecc..) vi siano ruoli e confini chiari e flessibili.

Ciò significa che ognuno ricopre il proprio ruolo senza invasioni o eccessive distanze. Ad esempio, è importante che i genitori non deleghino il proprio ruolo ai nonni, o che i nonni e i figli non entrino nelle dinamiche di
coppia.

I confini chiari e flessibili garantiscono la possibilità di raggiungere un giusto equilibro tra vicinanza e separazione tra gli individui e tra i diversi sottosistemi familiari. Questo ci aiuta a comprendere come in una famiglia ricostituita sia fondamentale che i nuovi partner non tentino di sostituire il ruolo del genitore assente. Ad esempio, la nuova compagna di papà non dovrà tentare di essere una seconda mamma per i figli del proprio partner.

Le maggiori difficoltà che incontrano le famiglie ricostituite dopo una separazione riguardano la gestione del conflitto, la confusione dei ruoli e la non accettazione da parte dei figli dei nuovi partner.
Il denominatore comune di tali difficoltà riguarda generalmente una mancata elaborazione della separazione.

E quindi come si possono superare queste difficoltà?

Partiamo dal presupposto che spesso sono i figli ad esprimere apertamente la non accettazione della famiglia ricostituita o a manifestare sintomi di disagio. Nella maggior parte dei casi la non elaborazione della separazione da parte di un figlio riflette anche la non elaborazione da parte dei genitori o di uno dei due.

La separazione non è un evento necessariamente traumatico e patologico ma è senza dubbio una esperienza dolorosa, che non può essere eccessivamente semplificata. Talvolta è la scelta più funzionale ed adattiva e comporta un fisiologico dolore, che richiede di essere riconosciuto ed accolto.
Un fenomeno molto nocivo per la salute dei figli riguarda la triangolazione.

Un figlio triangolato è un figlio a cui viene, più o meno consapevolmente, chiesto di entrare nel conflitto di coppia, per esempio alleandosi con un genitore contro l’altro o svolgendo la funzione di mediatore ecc..

Ciò può provocare nel figlio profonde difficoltà nel riconoscimento dei propri bisogni, nei movimenti di crescita e autonomia e nelle relazioni sociali. Il figlio vivrà un profondo conflitto (“se voglio bene a papà tradisco mamma” – “se litigano è colpa mia ecc.”), che potrà generare sintomi psicofisici. 

Per favorire l’elaborazione della separazione e la creazione di nuovi equilibri funzionali nella famiglia ricostituita e allargata è fondamentale essere consapevoli di alcuni aspetti, tra cui:

i tempi: la separazione è un processo che richiede dei tempi. Spesso si rischia di accelerare alcuni passaggi, ad esempio la presentazione del nuovo partner ai figli. Non ci sono dei tempi prestabiliti ma è importante porre attenzione ai bisogni anche dei figli e contemplare una fase di accettazione prima di predisporre un cambiamento significativo concreto ed emotivo. È inoltre opportuno che la nuova
coppia abbia un tempo di conoscenza e costruzione dell’intimità prima di presentarsi ai figli e alla famiglia allargata;
La gradualità: parallelamente alla considerazione dei tempi è fondamentale la gradualità sia nello svolgimento della separazione che nella strutturazione di nuove unioni. Ad esempio, è molto utile comunicare insieme ai figli la scelta di separarsi e darsi un tempo di metabolizzazione prima di procedere al cambiamento pratico dell’allontanamento di casa di uno dei due genitori;
I confini di coppia e la co-genitorialità: nella fase di separazione è essenziale che la coppia non cerchi di coinvolgere eccessivamente i figli e le famiglie d’origine. Smettere di essere coppia non significa cessare di essere genitori. L’obiettivo è mantenere una co-genitorialità e la compresenza delle due
famiglie d’origine nella vita dei figli è fondamentale. Anche se può esserci rabbia è fondamentale essere consapevoli che svalutare e denigrare l’altro genitore fa male soprattutto ai figli;
La comunicazione: è fondamentale che ci sia una comunicazione chiara tra adulti e con i figli. La comunicazione non chiara può provocare aspettative irrealistiche e fratture sul piano della fiducia;
Tutelare le proprie scelte: accogliere i tempi e i bisogni dei figli non significa dargli un potere eccessivo, decisionale ed emotivo. Sul diritto di ricostruirsi una propria vita è importante che i genitori siano saldi e fermi. È sano per i figli l’esempio di resilienza e vitalità.
Gestire il senso di colpa: è centrale riconoscere il proprio senso di colpa perché può generare atteggiamenti eccessivamente permissivi e poco autorevoli. Trasformare il senso di colpa in responsabilità faciliterà il mantenimento di un ruolo adulto e genitoriale;
Saper chiedere aiuto: spesso si arriva a richiedere un consulto specialistico solo quando il malessere di un figlio si cronicizza. È importante porre attenzione ai segnali di disagio (ad es: difficoltà scolastiche e relazionali, inibizioni nelle autonomie, somatizzazioni ecc..) e poter chiedere aiuto. Spesso un percorso di
psicoterapia familiare può rivelarsi molto efficace per crescere insieme ed affrontare i cambiamenti.

Chiedere aiuto non significa aver fallito come genitori, ma accogliere
le proprie umane fragilità e prendersene cura per il benessere proprio e dei figli.

Giulia Gregorini – Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento sistemico relazionale. Lavora con individui, coppie e famiglie. Considera la crisi un ‘opportunità di crescita e la famiglia una risorsa nella cura.”

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