Inserimento all’asilo: consigli agrodolci per bimbi e mamme

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Vademecum per mamme e figli ad alto contatto (con l’ironia).

Cominciamo con una semplice premessa: una volta l’inserimento non c’era.

Le mamme erano spesso casalinghe eppure non c’era questa cultura del co-sleeping, allattamento a termine, alto contatto & Co. E di figli se ne facevano tanti, ché mica si poteva piagnucolare ogni volta che uno lasciava il nido. Tra un cesto e l’altro di biancheria credo che mia madre si sentisse semplicemente sollevata e fiera che io e i miei fratelli, a un certo punto, crescessimo.

Ma tant’è, oggi siamo spassionatamente intrise di figli, pochi ma indissolubilmente “nostri” e quel distacco dato dalle prime esperienze in comunità lo rimanderemmo, potendo, all’adolescenza, quando – questo è noto – i figli diventano davvero platealmente insopportabili.

Qui un compendio agrodolce di consigli per figlio e mamma ai fini di coadiuvare questo passaggio delicato.

Bimbo

Postulato: mentre tu ti sgoli e ti disperi sappi che la mamma ti pensa sempre e piange come, se non più di te è serena.

  • Se a casa condividevi i giochi solo con la tua sorellina (pupazzetti Kinder e bambole non interessano al fratello novenne), qui dovrai condividerli con venti infanti affamati di possesso.
  • Quando vai in bagno non serve spogliarti come fai a casa: le mutandine e i pantaloni vanno scesi quel tanto che basta, senza superare la pericolosa soglia dei piedini che, vista la dimensione della tazza, significa ramazzare il pavimento dei cessi.
  • Sfrutta il grande vantaggio dell’asilo: farine, semi, colori, mani inzuppate sono strumenti e attività di cui è delizioso poter godere, ché a casa difficilmente si va oltre a due confezioni di didò.
  • Fatti vedere sofferente: quando tornerà mamma ti porterà verosimilmente un regalino, frutto di insanabili sensi di colpa.
  • Fatti vedere allegro: quando tornerà mamma ti porterà verosimilmente un regalino, frutto dell’orgoglio nel vederti così forte.
  • Conserva qualche buffoneria per quando sarai di nuovo a casa: dopo tutto, tua madre merita di avere ancora un bel pezzo di quello spettacolo che sai essere storpiando parole o inventando cose.

Mamma

Postulato: mentre tu ti disperi sappi che tuo figlio ti pensa sempre e piange come se non più di te. Se invece se la spassa hai un culo tremendo non prenderla sul personale.

  • Non dirgli “mamma torna subito”: i piccoli non hanno il senso del tempo ma è pur vero che “subito” è “subito”. E non è “subito” che tornerai da lui.
  • Organizza immediatamente una seduta dal parrucchiere o dall’estetista.
  • Lascia la casa in ordine (letti fatti e cucina a posto) prima di uscire: tornare e trovare tutto mollato lì ti darà un senso tremendo di desolazione e abbandono.
  • Considerala come la fase premestruale: servono un buon film, un tè, un’amica e, soprattutto, un vaso di Nutella.
  • Portagli un regalino quando lo vai a prendere: lo premierai perché è stato bravo e gli comunicherai che hai pensato a lui.
  • Non portargli un regalino o un vizietto quando lo vai a prendere: capirà che la situazione è così grave da meritare una consolazione.
  • In caso di astinenza-da-figlio puoi accendere Rai Yo-Yo o Sky Junior e lasciare che giri in sottofondo mentre ti consegni alle faccende domestiche per impegnare tempo, mani, energie.
  • Per lo stesso motivo spargi per il salotto i suddetti pupazzetti e bambole: ti sembrerà che tuo figlio gironzoli ancora per casa.
  • Non darti pena per organizzare da subito grandi attività o progetti personali che vadano oltre l’estetista di cui sopra: tempo due giorni e il pargolo sarà a casa con te. Malato.
  • Piuttosto che puntare sulla ritrovata autonomia concentra le emozioni sul fatto che il piccolo scoprirà un mondo di cose, di amici e attività. Prima o poi ne sarà felice. Tu, pure.
  • Tuo figlio ti ama. Sei indispensabile comunque. Se anche risponde bene all’inserimento, avrà il suo modo di comunicarti che gli sei mancata quando, riabbracciandolo, inscenerà crisi isteriche o diventerà improvvisamente prepotente. Tu ricorda che è un segno d’affetto.


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Mi chiamo Maddalena Capra, ho tentato di convertire il mio cognome nel più affascinante Lebout sposando un francese (altrettanto affascinante) ma ho dovuto prendere miseramente atto che in Italia si utilizza sempre il cognome da nubile. Divido le giornate tra i miei 3 figli, un blog sentimentale, ironico e irriverente quanto me e altre forme di scrittura. In equilibrio precario ma felice. Credo: nei bambini, nel potere della parola, nelle gioie improvvise. La migliore cosa che mi sia mai detta da sola: “Il destino è una pagina scritta. Finché non scopri che puoi girarla. E che dietro è bianca.”

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