I neonati codificano lo spazio esterno già a poche ore dalla nascita: lo studio

Arriva dall’Università di Torino una notizia sorprendente: i neonati sarebbero in grado di riconoscere lo spazio esterno, associando dei segnali sensoriali alla fonte da cui arrivano e riconoscersi come entità separata. I risultati in uno studio del Dipartimento di Psicologia in collaborazione con i principali laboratori mondiali.

Torino: lo studio mondiale che racconta le prime ore dei neonati

Si è sempre creduto che i neonati fossero praticamente sordi e ciechi durante le prime ore dopo il parto. In pratica si è sempre dato per assunto che non potessero riconoscere nulla di quello che li circonda se non dopo diversi giorni, quando iniziano a interagire con gli stimoli esterni.

Non sarebbe così, e il prestigioso studio che lo dimostra vede coinvolta l’Università di Torino in collaborazione con i maggiori centri mondiali, tra cui il ‘MySpace Lab’ di Neuroscienze di Losanna e il famoso ‘Centro di Scienze Neurali’ di New Yok.

Ebbene, questo studio mostra che i neonati sarebbero in grado di riconoscere una fonte di un segnale, arrivando a capire se si tratta di un oggetto vicino o lontano, mostrando quindi di avere un primo seppur rudimentale concetto di spazio. Non solo, sarebbero in grado di collocare queste fonti nello spazio, a seconda proprio della distanza dalla quale emettono il segnale. Ciò che si deduce dallo studio però, ed è questa la scoperta rivoluzionaria, è che così facendo i bambini appena nati dimostrano di avere anche una percezione del loro stesso corpo.

L’assunto è semplice quanto importante: se il bambino riconosce una sorgente esterna, vuol dire che percepisce anche il suo corpo come qualcosa di diverso da quella fonte. Quindi, in sostanza, il bambino riconoscerebbe il suo corpo come entità sperata nello spazio.

Come si è svolto il rivoluzionario studio

Lo studio è stato effettuato grazie all’impiego dell’EEG. Tale acronimo identifica l’elettroenecefalografo, da cui deriva l’omonima tecnica dell’elettroencefalografia. Naturalmente lo studio non è stato in alcun modo invasivo.

In pratica si è potuto osservare il segnale elettrico del cervello dei neonati, potendo quindi identificare l’area cerebrale da cui quel segnale deriva.
Ai neonati è stato presentato un mix di suoni, diversi a seconda della loro provenienza: potevano quindi venire da una sorgente vicina o da una lontana.

Poi sono stati presentati loro degli stimoli tattili, che consistevano in una leggerissima pressione sul dorso della mano destra. Gli stimoli poi potevano essere somministrati singolarmente o insieme.
Ebbene, i bimbi sono riusciti a riconoscere i diversi stimoli in maniera corretta, e la riprova è stata che le aree cerebrali interessate nel riconoscimento erano diverse.
Questo mostra non solo che il neonato distingue gli stimoli anche a poche ore dalla nascita, ma che riconosce se stesso come colui che elabora.