Giocare è una cosa seria!

Il gioco è il miglior strumento per crescere, esplorare il mondo, sviluppare le competenze manuali, intellettuali, di orientamento e di coordinamento di un bambino. Insomma, è una cosa seria e lo sanno anche le scuole dell’infanzia che adottano ad oggi il metodo pedagogico di Maria Montessori.

La pedagogista e scienziata italiana, infatti, promuoveva l’uso di materiali didattici e ludici basici, in grado di stimolare le competenze di ciascun bimbo, senza l’intervento invasivo delle insegnanti. Per cui, anche impilare i cubi, aprire o chiudere un cassetto, disporre ciascuna forma nello spazio corrispondente è un lavoro importante per il piccolo, che in questo modo impara a creare se stesso, la propria psiche e a conoscere il proprio corpo.

Il gioco come costruzione di sè

Il bambino ha una curiosità innata che bisogna stimolare e non assolutamente reprimere. Cattura dall’ambiente esterno tutto ciò che può contribuire al suo accrescimento intellettivo. Si serve della fantasia per il proprio sviluppo fisico e psichico, graduale e costante. La ripetizione di uno stesso esercizio per decine e decine di volte gli consente di immergersi in un lavoro che svolge con estrema serietà e con un’attenzione così intensa da estraniarsi quasi dal mondo che lo circonda.

Questo fenomeno non va assolutamente bloccato o minimizzato da parte dei genitori, dei nonni né tanto meno dalla baby-sitter. A differenza di un adulto, infatti, il bambino non lavora per raggiungere uno scopo preciso, ma per il puro piacere di farlo, spinto da motivazioni interne che non c’entrano nulla con i fattori sociali ed esterni che condizionano solitamente la vita dei grandi. Il bimbo non si stanca lavorando, anzi il successo ottenuto in un qualsiasi campo gli regala più energie e grande forza. Si applica nel gioco con istintiva e naturale dedizione, senza alcun sacrificio o sofferenza.

Bambino e gioco: favorire la concentrazione

Un bambino impegnato nel gioco (il suo lavoro) è facile da riconoscere, basta semplicemente osservarlo. Ha il viso serio, le mani si muovono lentamente, il corpo è ben dritto e composto, inoltre, difficilmente lo si può distrarre dal suo operato. Per tale motivo, Maria Montessori invitava i suoi educatori a sussurrare ai bambini, proprio per evitare di disturbarli e favorire, invece, la loro concentrazione.

Con il tempo e l’allenamento, impareranno a comprendere che nella vita non esistono solo i propri bisogni, ma anche quelli degli altri, per cui ubbidire alla volontà altrui diverrà spontaneo. In alcuni momenti della giornata, ad esempio, può capitare di dover interrompere il bambino durante il suo gioco-lavoro, per motivi validi e non per mancanza di comprensione. Per evitare reazioni di frustrazione o rabbia, è bene spiegare con gentilezza il perché non può continuare il gioco, riconoscendo il suo grande sacrificio nel rispondere al volere del genitore, dell’insegnante o di un’altra figura educativa.