Quando un figlio è Mamma-dipendente

Bambini: essere dipendenti dalla mamma

Se tuo figlio soffre di “mammite acuta” , ovvero un attaccamento morboso alla figura materna, sappi che la prima responsabile sei proprio tu!

L’eccessiva indulgenza e l’esasperato attaccamento che hai favorito durante il suo primo anno di vita, infatti, hanno reso il tuo bimbo mamma-dipendente.

Questo “disagio” può determinare nel piccolo disturbi del sonno, ansia da separazione o da abbandono, disturbi dell’alimentazione, ecc. Di seguito ti forniamo qualche utile consiglio per prevenire questa circostanza e per normalizzare il rapporto tra te e tuo figlio.

Se il bambino è mamma-dipendente la colpa è da imputare a come è stata gestita la diade mamma-bebè nel primo anno di vita del piccolo. Se quest’ultimo, ad esempio, è stato allattato oltre gli standard previsti (non solo per essere nutrito ma anche per essere calmato) o se è stato abituato a dormire nel lettone coi genitori (pratica, tra l’altro, sconsigliata dai pediatri), è impossibile che da un giorno all’altro decida arbitrariamente di  costruirsi una propria autonomia, separandosi con tranquillità dalla figura materna.

Come deve comportarsi la mamma

In primo luogo la mamma deve essere consapevole del fatto che il primo anno di vita è il periodo più importante per il processo di emancipazione del bebè. Si pensi, ad esempio, al fatto che il bambino in questo periodo dovrebbe essere svezzato per cominciare a nutrirsi anche con i cibi solidi, che comincia a sviluppare un proprio linguaggio e  a fare i primi passi.  Guai, dunque, a ostacolare questo percorso se si desidera scongiurare la mammite acuta!

D’altra parte il piccolo sperimenta in questo periodo della propria vita anche un comportamento esplorativo: è curioso, si guarda intorno e poi ritorna alla base sicura, rappresentata dalla propria mamma. Nei limiti delle norme di sicurezza questo atteggiamento del piccolo non va frenato, ma, al contrario, va incoraggiato.

Altro escamotage per evitare la mammite acuta consiste nel promuovere il cosiddetto care-givering multiplo, ovvero l’affidamento del bambino a diverse figure che ruotano intorno al nucleo familiare (fratelli maggiori, nonni, zii, baby-sitter, ecc.), in modo tale da favorirne le relazioni socio-affettive.

28 commenti

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  1. Ma stiamo scherzando?!
    Il sito ufficiale del ministero della sanità scrive “L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita.
    E’ importante inoltre che il latte materno rimanga la scelta prioritaria anche dopo l’introduzione di alimenti complementari, fino ai due anni di vita ed oltre, e comunque finché mamma e bambino lo desiderino”.
    In questo articolo si parla di primo anno di vita del bambino quindi mi spiegate per favore cosa Si intende per “standard previsti” in riferimento alla durata dell’allattamento?
    Trovo gravissimo dare questo tipo di informazioni che sono SCORRETTE!!
    Attendo una risposta..
    Grazie

    • Ci scusi Silvia, ma lei che articolo ha letto? Noi indichiamo chiaramente una pratica assolutamente sconsigliabile, ovvero quella citata in questo passaggio: “Se quest’ultimo, ad esempio, è stato allattato oltre gli standard previsti (non solo per essere nutrito ma anche per essere calmato)”. La chiave della comprensione del testo, è dare il seno non solo per esclusivo nutrimento, sviluppando quindi una tipologia educativa per calmare il piccolo anomala e sconsigliabile. Quindi, chiediamo prima di leggere bene ciò che si vuole commentare, e non citare solo la parte che fa comodo (per standard previsti, noi indichiamo sempre le linee guida OMS).
      In questo articolo non si discute la pratica e la durata dell’allattamento al seno, quanto quella di dare il seno per scopi diversi da quelli che non sono di puro nutrimento, soprattutto se queste pratiche arrivano dopo il primo anno di vita: il bimbo potrebbe interiorizzare meccanismi che possono essere deleteri nello sviluppo della propria autonomia.

    • In questo articolo, assolutamente incompleto, per forma e per sostanza si parla di “colpe”. Dubito fortemente che si possa ritenere “colpevole” l’atteggiamento di una mamma che allatta, anche dopo i primi mesi di vita. Piuttosto fareste bene ad argomentare e soprattutto ad incoraggiare e sostenere le mamme con consigli utili e privi di giudizi, sarebbe sicuramente più utile.

  2. Noto che molte donne sono promotrici della morbosità nei confronti dei loro figli e disposte ad additare chi non lo è come genitore snaturato o come esperto senza figli. Vi racconto questa cosa: c’è questa mia conoscente che allatta il figlio di appena “60 mesi” che, ovviamente, ancora dorme con loro. è un bambino strano e asociale, con tutto il rispetto per il piccolo. E poi ricordo che il lettone è sconsigliato nel primo anno di vita perché il bambino rischia di soffocare. Mai sentito parlare di quest?

  3. Bah! Gli ultimi studi hanno stabilito che dormire col bambino ed allattarlo addirittura fino al terzo anno di vita, sono cose che migliorano la vita e L aspetto psicologico del bambino anche a lungo termine
    Qui si dice esattamente il contrario
    In che modo poi essere attaccato alla mamma può creare disturbi del sonno o nell alimentazione? Nn trovo un nesso sinceramente

  4. Ogni bambino e’ un mondo a se…con le proprie esigenZe e il
    Proprio carattere…non si puo’ generalizZare…se ci fosse una regola comune per tutti sarebbe troppo facile..ci vuole attenzione e consapevolezza…e soprattutto pazienza e amore.

  5. Dunque…la mia bambina ha quasi 8 mesi,ha sempre dormito nel suo lettino e ahimè l’ho allattata solo poco più di un mese…la do in braccio a chiunque me lo chieda (di conosciuto ovviamente!) e al bisogno la lascio dai nonni…quindi tutte cose “fatte nel modo giusto” a sentire gli esperti…allora mi spiegate xchè ha la mammite acuta????xchè mi cerca in continuazione?xchè fa crisi di pianto se la lascio troppo ad altri??!!!mah!!!!!!

    • E’ proprio questo il senso dell’articolo: il bambino, esprime un vero e proprio disagio da valutare attentamente, e non da sottovalutare. L’espressione della ricerca quasi ossessiva, e delle crisi di pianto, potrebbero non essere legate ad errori materni, ma a qualcosa di più profondo che merita attenzione e approfondimento 🙂

  6. Beh qua non si parla di non stare con il piccolo o di non coccolarlo. .. semplicemente di non essere morbosi ,se arriva anche una nonnina sconosciuta che vuole solo salutarlo dal passeggino non c’è bisogno di girare il passeggino come se avessimo davanti il demonio … se arriva la zia in visita e vuole dargli il biberon o provare a dargli la pappa che lo faccia pure mal che vada è un po Di pappa ovunque .. se il bimbo stesso richiede di stare in braccio a qualcun altro della famiglia o che frequenta la casa ,ben venga non ce lo stanno rubando….se dobbiamo andar a far la spesa e vuole stare con i nonni o il cuginetto x giocare ,facciamoci una spesa in pace ogni tanto…. anche perché quando andrà all’asilo noi non saremo li tutto il giorno e probabilmente x chi lavora fino a tardi non saremo noi ad andare a prenderlo…. credo sia un po questo il succo del discorso….

  7. Io inconsapevolmente ho fatto così! E mio figlio è anche troppo socievole!!!! Ma sopratutto è tranquillo ogni volta che lo lascio x andare a lavoro o una semplice commissione. Gli ho sempre spiegato tutto dove andavo e cosa facevo anche se era molto molto piccolo.

  8. Si parla tanto di allattamento a richiesta e co-sleeping e poi diventano un problema? Forse gli “esperti” dovrebbero mettersi d’accordo… Che confusione x noi povere mamme!

    • L’attaccamento genitore bambino, soprattutto quando evolve nell’eccessivo attaccamento, invece, esprime un vero e proprio disagio del bambino secondo gli esperti di genitorialità e di età evolutiva. Non ci sembra giusto ignorare questo fenomeno, come non ci sembra giusto veder usato un simile linguaggio per un confronto 🙂

    • Brava, mi hai tolto le parole di bocca. Ci manca pure che dicano di non dargli il seno, che va meglio il biberon, e siamo a posto.

    • Io non ho mai visto un bambino che non impara a camminare o a socializzare a causa del l’attaccamento verso la mamma… il bambino richiede i suoi spazi quando si sente pronto. ..ed in genere i cosiddetti esperti non hanno figli e della realtà dell’essere genitore ne sanno ben poco