Essere genitori, quando la guerra non è così lontana

C’è sempre qualcuno che non se la sente di mettere al mondo dei figli, con la seguente motivazione: Il mondo è troppo crudele, cattivo, per dei bambini. Sebbene si tratti di una motivazione contestabile, e sebbene la storia dell’umanità abbia sempre fotografato periodi difficili, negli ultimissimi anni, dal covid sino alla guerra di questi giorni, mancano le parole di fronte a quella motivazione.

Se, con il Covid, noi mamme e papà eravamo terrorizzati all’idea di ammalarci, per il rischio di mischiare il virus ai più piccoli o di non sapere a chi lasciare i bambini, in caso di ospedalizzazione, con la guerra a pochi chilometri da noi, in quell’Europa che ci ha sempre fatto sentire sicuri, abbiamo perso del tutto la serenità.

Ogni mamma e papà, da sempre, ha il compito di difendere i propri bambini, di aiutarli a dare il giusto peso alle cose della vita, di lenire ferite ed insegnare a tranquillizzarsi anche da soli. Si cerca di insegnare loro la difficile evidenza, a volte, fra il bene ed il male. Soprattutto il nostro compito è quello di essere sempre presenti, essere la loro casa, anche quando di casa ne hanno una tutta loro.

“Copriti, che fa freddo”, “Ricordati di mangiare”, “Riposi abbastanza?” sono o non sono la sintesi della premura dei genitori? E se una folata di vento ci fa scattare la legittima preoccupazione di un brutto raffreddore, non possiamo negare il nostro cattivo stato d’animo, prima per il covid ed ora per la guerra in Ucraina. Non abbiamo manco avuto il tempo di toglierci la mascherina all’aperto, che siamo stati sconvolti dalla precarietà della nostra vita, a causa del potere di un uomo, uno solo, a cui non importa di nessuno.

Una guerra che sta separando famiglie, distruggendo la vita di mamme e papà come noi, che si sono visti, dall’alba al tramonto, separati, dirsi un arrivederci, con il cattivo sapore dell’addio. Bambini che hanno dovuto lasciare la loro cameretta, i giochi che hanno ricevuto da Babbo Natale, per stiparsi nel retro di un camion, verso il confine. Mamme e papà lacerati dall’incertezza dell’oggi, e del dopodomani, che sperano di potersi rivedere.

Gente come noi, che ieri si preoccupava della rata del mutuo, o di cosa far portare a merenda, per l’ora di ginnastica, dilaniata, improvvisamente, da problemi troppo grandi.

Mamme e papà, a pochi chilometri da noi, che si nutrono delle nostre stesse gioie e che sono oggetto dei nostri stessi dubbi. Bambini e bambine che provano lo stesso entusiasmo dei nostri figli, di fronte ad un nuovo cartone della Disney, che sono insistenti come i nostri, davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli, sono stati strappati, senza preavviso, dalla certezza del loro futuro.

Questa guerra, non troppo lontana, e venuta immediatamente dopo all’emergenza del coronavirus, non può non lasciarci segni. Una guerra insensata. Assurda. Un guerra che, come sempre, vedrà solo vinti. E, purtroppo, lo abbiamo già dovuto constatare, fra i vinti ci sono un sacco i bambini. Troppi e troppo piccoli. Troppo innocenti.

Quanto è difficile essere genitori, di fronte al telegiornale. All’immagine di una bambina che regala un disegno al papà, prima di salire su un pullman, che non si sa dove porterà. Quanto è sbagliato essere in un mondo in cui gli ospedali pediatrici oncologici, vengono bombardati sotto il comando di Putin. Come non farsi toccare di fronte alla notizia di famiglie uccise, mentre varcavano il confine.

Come spiegare ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, quello che sta accadendo e la nostra preoccupazione. È giusto celarla? Tacere? Mascherare? Distrarre? Forse non c’è un’unica risposta, ma l’angoscia, il senso di impotenza ed ingiustizia rimangono. La disperata ricerca verso una spiegazione ragionevole, del perché la vita di tutti noi deve essere continuamente messa sotto scacco dall’arroganza, dalla cattiveria, popola i nostri pensieri notturni.

Chissà, forse si potrebbe insegnare qualcosa di buono ai nostri figli, raccontando di cosa succede quando egoismo, prepotenza, ottusità, non hanno limite. Forse, si potrebbe cogliere l’occasione per insegnare loro l’importanza dei gesti solidali, del rispetto reciproco, del valore di manifestare il dissenso, come arma che ripudia la violenza.

Forse. Oppure chissà.
Come sono difficili questi anni, nei quali sembrerebbe avere davvero ragione di essere, quella frase che abbiamo sempre contestato, “Il mondo è troppo crudele, cattivo, per dei bambini”.